Scrivono la letterina a Babbo Natale, stilando la loro lunga lista di desideri e affermando, con assoluta convinzione, quanto siano stati buoni durante tutto l’anno. Ma se dovessimo spiegare ai bambini la vera essenza dello spirito natalizio, più che di regali dovremmo cominciare a usare più spesso termini come generosità, bontà, rispetto e altruismo. Credere in Babbo Natale, infatti, non sembrerebbe giocare un ruolo determinante nell’influenzare il comportamento dei più piccini. A riferirlo è una osservazione pubblicata su Osf Preprints dei ricercatori dell’Università di Durham nel Regno Unito secondo cui a spronare i bambini a essere un po’ più gentili sarebbero altre tradizioni legate al Natale, come addobbare l’albero e cantare le tipiche canzoni natalizie.
Credere in Babbo Natale
Per capire se credere in Babbo Natale possa effettivamente far sì che i bambini si comportino bene, i ricercatori hanno cominciato la loro analisi preliminare nel Natale 2019, interrompendola nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19, per poi portare avanti con i follow-up nel 2021 e nel 2022. In totale, hanno reclutato più di 400 genitori nel Regno Unito, con bambini dai 4 ai 9 anni, a cui sono state chieste, man mano che ci si avvicinava al Natale, informazioni sui sentimenti associati alle festività, il fatto o meno di credere in Babbo Natale, e tre tipi di comportamento adottato dai figli: indotto, del tipo “mio figlio ha condiviso i suoi giocattoli dopo una richiesta”, involontario, come per esempio “mio figlio ha agevolato nelle faccende domestiche senza che nessuno glielo avesse chiesto”, e, infine, deviante, come “mio figlio ha mentito”.
Le indagini
Secondo le interviste, non c’è stato alcun cambiamento significativo nel comportamento generale dei bambini man mano che ci si avvicinava al periodo natalizio, nonostante molti genitori abbiano affermato di usare la promessa dei regali come strumento per incoraggiare comportamenti prosociali. Dai dati, tuttavia, i ricercatori hanno riscontrato un leggero miglioramento nei comportamenti indotti, scoprendo che a guidarlo non era né la fede di un bambino in Babbo Natale né la religiosità delle famiglie. “Non è stata una grande sorpresa per me, perché la fede religiosa in sé non tende ad essere un potente predittore di ciò che le persone fanno”, ha commentato al New Scientist l’autore Rohan Kapitány. Secondo lo studio, invece, sarebbero i bambini esposti a più rituali natalizi, come l’addobbo dell’albero e la partecipazione a feste natalizie, ad avere maggiori probabilità di mettere in atto comportamenti prosociali.
I rituali natalizi
“Le persone nella società occidentale non tendono a vedere il Natale come un rituale”, ha affermato Kapitány, sottolineando come il contesto sociale di una persona è un predittore delle sue azioni migliore rispetto alle sue convinzioni. “È un circuito di rinforzo”, spiega l’esperto. I rituali, infatti, possono rafforzare una credenza, perché l’enorme quantità di sforzo richiesto le conferisce credibilità. “Dal punto di vista di un bambino, gli adulti e la società in generale non si impegnerebbero in tutti questi comportamenti altrimenti ingiustificabili, addobbando alberi in casa, illuminando le strade, indossando stupidi maglioni, mangiando cibi diversi, cantando diversi tipi di canzoni, se non credessero sia vero”, dice Kapitány. “Quindi, dal punto di vista di un bambino, è razionale credere in Babbo Natale, perché gli adulti si impegnano in questo enorme “complotto” per convincerli che sia vero”.