ROMA – Siano benedetti i sovversivi che scandiscono – tra colpi da circo, tricks e bugie – le loro quotidiane rivoluzioni. Rabona deriva da “rabo”, in castigliano “coda”. E dunque: colpo di coda. Trattasi di bizantino gioco di gambe partorito da pigrizia sonnolenta, come le codate che dà la mucca infastidita dalle mosche. Un piede che incrocia l’altro, o meglio: si incrociano le gambe e il piede che colpisce il pallone spunta furtivo dietro quello d’appoggio. Come nella vita: il segreto è l’appoggio, il resto è felice conseguenza. Solitamente il pallone si alza, nel caso della magia del Coco Lamela domenica in Arsenal-Tottenham invece no. E’ rimasto rasoterra, indovinando nella selva delle gambe l’unica traiettoria possibile per diventare iconico.
Il primo fu un ‘Tano’
Il primo di cui si ha notizia ad aver provato la Rabona – e quindi per acclamazione l’Inventore della Rabona – è stato un argentino, anzi un “Tano”, un italiano d’Argentina figlio di emigranti. Si chiamava Ricardo Roberto Infante, detto Beto. E’ stato uno dei più grandi e prolifici centravanti della storia del calcio argentino. La prima Rabona certificata dall’Ufficio Colpi da Circo del Calcio” è datata 19 settembre 1948. Estudiantes contro Rosario Central. Infante si avventa su un pallone che rotola fuori dall’area, con una rapida occhiata coglie il portiere avversario fuori dai pali e colpisce la sfera incrociando le gambe. Tutti a bocca aperta: e chi l’ha mai visto un colpo così? E’ nata la Rabona. Negli anni ’60 e ’70 Pelé ne fa un uso moderato, ma nelle (poche) immagini in bianco e nero che arrivano in Europa la Rabona di O Rei resta impressa nella memoria.
In Italia il brevetto è di Roccotelli
In Italia il brevetto appartiene a Giovanni Roccotelli detto Cocò. Fermi tutti: Coco Lamela, Cocò Roccotelli. Il destino nei nomi. E’ la Rabona che ci sceglie, non funziona il contrario. Roccotelli era un’ala baffuta e dalla corsa ingobbita che cavalcò gli anni ’70 con le maglie di Torino, Cagliari e Ascoli. Ha raccontato: “Pelé una volta disse che si ricordava che in Italia c’era uno che la faceva: ero io”. Era lui. Sulle cronache sportive la Rabona di Roccotelli è un’apparizione che risale al 22 gennaio 1978. Serie B, Ascoli-Modena. Sulla fascia Roccotelli supera il terzino Polentes e poi piazza la rabona. Ne esce un cross che Ambu raccoglie di testa e spedisce in rete, ma ad entrare nella storia è la magia di Cocò. Però erano un paio d’anni che Roccotelli provava la Rabona, ma non se n’era accorto (quasi) nessuno. Esiste un filmato di Cagliari-Spal, prima giornata della Serie B 1976-77 in cui Cocò crossa proprio così, con una rabona. Cronisti distratti, la magia passò sottotraccia.
La teiera sudamericana, il foulard francese
In Sudamerica la chiamano “Chaleira”, che significa “Teiera”. Immagine bellissima, che rimanda a certe vecchie teiere con il manico che si attorciglia. Altro nome sudamericano: “Letra”, intendendo le lettere scritte in corsivo. I francesi – ah, i poeti francesi – l’hanno battezzata “colpo del foulard”, perché il colpo ha la leggerezza e l’imprevedibilità della seta che svolazza. Uno che di rabone se ne intende è Ángel Di María, El Fideo, Lo Spaghettino argentino del Psg. Ad Aquilani – di rabona – uscì un assist straordinario per l’azione che innescò un gol di Totti a San Siro contro il Milan. Maradona fece molto di più: riuscì – cross di rabona – a far segnare Caffarelli. Lamela è affezionato alla rabona. Nel 2014 – sempre con il Tottenham – segnò così contro l’Asteras Tripoli, in Europa League: da fuori area, con invidiabile potenza.
La rabona di Borghi
Di rabone viveva Claudio Borghi, l’argentino con la faccia da indio di cui si innamorò Silvio Berlusconi. Applaudendo il gol del Coco Lamela, Eraldo Pecci alla “Domenica Sportiva” ci ha scherzato sopra: “Gran colpo, ma io avevo il 44 di piede e se ci avessi provato mi sarebbe partito il crociato”. Il rischio è quello. L’inciampo, la figuraccia. Però la magia ha un pregio. Offre a tutti una possibilità, si chiama democrazia. In rete circola anche un tutorial che in meno di tre minuti insegna tutto quello che c’è da sapere sulla Rabona. Una volta studiata la teoria, bisogna metterla in pratica: rewind, meglio capire bene come si fa.