«Ho sentito in aula un dibattito soltanto politico. Non mi sembra che nessuno si sia soffermato a parlare nel merito di un provvedimento così delicato».
Emma Bonino, lei è rimasta spettatrice nel dibattito sul ddl Zan.
«Nessuno mi ha invitato alle riunioni dove si prendevano le decisioni , e nessuno ha pensato nemmeno che potessi prendere la parola per dire la mia in aula».
Avrebbe voluto?
«Certamente, è ovvio, ma fa niente».
Ha seguito l’iter del provvedimento?
«Come abbiamo già detto, da fuori, l’ho seguito da fuori. Ora è arrivato in aula. Inoltre non frequento abitualmente i corridoi di Palazzo Madama dove si decidono tante cose fuori dai luoghi istituzionali».
E adesso? Riesce a fare qualche previsione su che fine farà questo ddl Zan?
«Non ho proprio idea di come potrà andare a finire. Tutte e due le strade che s i presentano davanti sembrano entrambe piene di rischi».
Ovvero?
«Se il testo viene modificato con emendamenti dovrà tornare alla Camera e lì chissà che fine farà».
Cosa vuole dire?
«Dico che la Camera è specialista nell’affossare le leggi. Penso alle leggi di iniziativa popolare. La legge sull’integrazione degli immigrati che giace in qualche cassetto coperta di polvere. Così come è dimenticata in un altro cassetto e sempre con la polvere sopra, la legge sull’eutanasia».
E l’altra strada?
«È ovviamente quella di approvare il testo così come è arrivato dalla Camera».
Cosa pensa che potrà succedere in questo caso?
«Molto probabilmente in questo caso le votazioni in aula saranno tutte a scrutinio segreto e si vota in un aula spaccata con molti voti che già non sono definiti in maniera palese».
Dunque secondo lei potrebbe finire in un nulla di fatto?
«Potrebbe, ma non si può dire adesso. Tuttavia c’è una cosa che con certezza non si potrà mai dire qualunque sarà l’esito di questo iter alquanto contrastato».
Quale cosa?
«Che per questo testo c’è stata un’accelerazione dell’ultimo minuto».
Allude alla decisione di calendarizzare in aula senza che siano finiti i lavori in commissione? Dunque senza relatore?
«La commissione Giustizia ha avuto tutto il tempo per lavorare sul testo Zan. Il provvedimento è arrivato dalla Camera i primi di novembre, se non sbaglio. Quando si parla di un periodo lungo sette mesi non si può certo dire che l’iter del provvedimento sia stato affrettato».
Dice che c’è stato ostruzionismo da parte del presidente della commissione Giustizia (che è anche relatore del provvedimento) Andrea Ostellari?
«In sette mesi si poteva chiudere in commissione. Ma c’è una cosa ben più grave da quello che ho potuto constatare in aula, che è l’unico momento in cui ho potuto assistere ad un dibattito».
Di cosa parla?
«Ripeto quello che ho già detto prima. In due ore di discussione non c’è stato nessuno che si sia occupato di parlare dei diritti delle persone. Soltanto qualcuno ha parlato degli omosessuali, ma così, di passaggio».
6 luglio 2021 (modifica il 6 luglio 2021 | 22:21)
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