A circa cinquanta giorni dal suo inizio la Conferenza che potrebbe cambiare le sorti del Pianeta è in seria difficoltà. In Scozia, a Glasgow, il 31 ottobre inizia infatti la Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nella quale sono attesi i leader di tutto il mondo e sono previsti interventi della regina Elisabetta, di papa Francesco e la presenza di tantissime personalità impegnate nella battaglia climatica, fra cui Greta Thunberg.
L’evento è stimato come “decisivo” per poter trovare l’applicazione di un accordo globale che, dopo Parigi 2015, acceleri nella lotta alle emissioni e al surriscaldamento globale, nel tentativo di mantenere le temperature mondiali entro i +1,5° centigradi. Nonostante la sua importanza, il vertice soffre però oggi di diversi problemi – dall’epidemia sino alla questione sicurezza – che potrebbero comprometterlo.
“Nessuno resti fuori per i vaccini: Cop26 va rinviata”
In un recente appello rilanciato da Climate Action Network, che rappresenta 1500 ong di tutto il globo, è stato chiesto un rinvio della Conferenza (che si sarebbe dovuta tenere lo scorso anno mai poi saltò per la pandemia), perchè il vertice oggi in programma non risulta “equo e inclusivo”. Il riferimento è legato soprattutto al fatto che i rappresentanti dei Paesi attualmente più a rischio per gli effetti della crisi climatica moltissimi, dall’Africa fino alle isole del Pacifico, potrebbero avere difficoltà a partecipare agli incontri a causa della carenza vaccinale in quegli stessi Paesi. Ci sono infatti diversi delegati che non hanno ancora avuto accesso al vaccino. Le ong parlano sia di “disuguaglianza dei vaccini” sia di “disuguaglianza economica”, visti i costi degli hotel dove effettuare la quarantena che impedirebbero a “un numero enorme di delegati del Sud del mondo di partecipare”.
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Per tutta risposta, dal Regno Unito hanno fatto sapere che si incaricheranno dei costi di soggiorno per tutti i delegati, ma resta comunque il problema vaccini. Il Climate Action Network ricorda infatti che “circa il 57% delle persone in Europa è ora vaccinato, in Africa questo numero è solo del 3%”. Affinché sia un vertice equo, sostengono le ong, nessuno dovrà essere lasciato fuori.
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Sulla questione sono intervenute a più riprese, ipotizzando la necessità di un rinvio, anche associazioni come Greenpeace o personaggi pubblici come Greta Thunberg che ha ribadito di voler partecipare al Cop26 ma solo se sarà “equo e sicuro” o potrebbe scegliere di non presenziare. Anche in questo caso il Regno Unito si è offerto di vaccinare tutti i delegati, ma i tempi dell’operazione rimangono stretti. Il presidente della Cop26 Alok Sharma ha comunque risposto che che consentire a tutti un posto al tavolo sarà una priorità.
L’altro fronte: “Un patto di emergenza”
Se attivisti e ong chiedono la possibilità di un eventuale rinvio, i membri del Climate Vulnerable Forum (CVF), associazione che mette insieme diversi paesi dell’Africa, Asia, Caraibi, Pacifico e America Latina particolarmente vulnerabili agli impatti della crisi climatica, e che di fatto rappresentano circa 1,2 miliardi di persone, chiede il contrario: non solo che la Cop26 abbia luogo, ma anche che si ottenga un “patto di emergenza”. In sostanza chiede che tutti i paesi del mondo trovino un accordo su alcuni punti fondamentali per evitare la “catastrofe climatica”.
L’evento è importante e “non può aspettare” dicono dal CVF e il patto richiesto dovrebbe affrontare subito alcuni punti salienti come il fatto che ogni Paese debba presentare un nuovo piano climatico, almeno fino al 2025, ogni anno anziché ogni cinque. Inoltre chiedono che i Paesi più ricchi adempiano all’obbligo di fornire 100 miliardi di dollari di finanziamenti (sino al 2024), che si intensifichino gli impegni per la decarbonizzazione, e che il Regno Unito “si assuma la piena responsabilità” di diversi aspetti dei negoziati, così come un piano per la riduzione dei debiti per i Paesi in via di sviluppo, con i soldi da usare a sostegno di progetti di conservazione e rinnovabili. In breve, per il CVF il 2022 dovrà diventare “l’anno della solidarietà per l’azione per il clima”.
Sicurezza e alloggi
Oltre alle esigenze avanzate in vista del Cop26 da più realtà, a Glasgow si teme per un problema sicurezza. Da una parte c’è per esempio la gestione delle probabili proteste. Già nelle ultime settimane abbiamo visto in azione per esempio gli attivisti di Extinction Rebellion che sia a Londra sia a Oslo si sono fatti sentire – spesso con manifestazioni e blocchi del traffico – per porre l’accento sulle incongruenze dei potenti nell’affrontare la crisi climatica. Fra queste soprattutto il fatto che molti paesi, sia europei ma anche Cina, Usa e altri leader dell’economia mondiale, nonostante proclami di decarbonizzazione continuino a favorire politiche per la produzione di petrolio o l’approvvigionamento di combustibili fossili.
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Al netto di eventuali blocchi da parte di Extinction Rebellion e altre associazioni, i timori a Glasgow sono oggi però concentrati soprattutto sia su una mancanza generale di alloggi che potrebbe creare seri problemi logistici, sia sulla minaccia terrorismo. Nella città scozzese dal 31 ottobre al 12 novembre sono attese oltre 30mila persone, la partecipazione di almeno 200 capi di Stato, di migliaia di delegati, di Elisabetta II e di diversi membri della società civile e dei media. Mentre si stanno tentando di risolvere i problemi logistici legati agli hotel, la sfida della sicurezza in città – anche viste le proteste politiche che in Cile nel 2019 portarano a uno spostamento del vertice a Madrid – è dunque altissima.
Al momento, riportano i media britannici, si stima che il Cop26 sarà sorvegliato da 10mila poliziotti e membri delle forze dell’ordine, comprese divisioni speciali, agenti a cavallo, cani poliziotto e unità marittime. Gli agenti stanno già addestrandosi sia contro gruppi di protesta fittizi (uno curiosamente chiamato Destruction Uprising), sia per una eventuale minaccia terroristica, con controlli ovunque, soprattutto lungo la rete fognaria e intorno al Scottish Events Campus (SEC) dove si terrà il vertice. In tutta la città, sostiene la polizia, verranno inoltre installate nuove telecamere di sicurezza e posizionate diverse barriere per vietare gli ingressi in aree off limits. Obiettivo primario, ribadisce Bob Shaw, Police Search Coordinator del Cop26, sarà assicurare “la piena sicurezza di tutti i leader e delegati mondiali. Saremo pronti per ogni eventualità”.
“Andiamo avanti”
In questo contesto complesso, acuito dalle incertezze legate alla pandemia da Covid-19, i vertici della Cop26 sono comunque convinti della necessità di evitare ogni tipo di rinvio e andare avanti. Come chiosa il presidente della Conferenza, Alok Sharma, “sappiamo tutti che la Cop26 è già stata rinviata di un anno e che il cambiamento climatico non sta riposando. Il recente rapporto dell’IPCC evidenzia perché la Conferenza deve andare avanti nel novembre di quest’anno in modo che i leader mondiali possano riunirsi e assumere impegni decisivi per affrontare il cambiamento climatico in corso”.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2021-09-08 12:32:19 ,
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