AGI – A Berlino si celebrano i 31 anni della riunificazione fra le due Germanie, avvenuta 11 mesi dopo la caduta del muro, ed è il primo anniversario del dopo Merkel. La cancelliera venuta dall’Est ha governato il Paese per oltre metà del periodo che la separa da quel 3 ottobre 1990 in cui l’ex Ddr, divisa in tre Laender, fu formalmente aggregata nella Repubblica federale.
Una fase di transizione
E in questa fase di transizione Berlino conferma la sua natura di città dalle mille contraddizioni e in continuo cambiamento. Non solo perché, dopo essere stata rasa al suolo dagli Alleati nella Seconda Guerra mondiale, è stata interamente ricostruita, o perché per 28 anni, dal 1961 al 1989, è stata divisa in due da un lunghissimo muro di cemento armato (più di 43 chilometri, si ricorda nei cartelloni esplicativi del museo a cielo aperto lungo il suo percorso), ma anche a causa della sua stesso status di recente capitale “decentrata” di un Paese in cui la riunificazione non ha del tutto cancellato le differenze.
Ora che, dopo 16 anni, Frau Angela Merkel non sarà più inquilina della sua “lavatrice”, come il berlinesi chiamano il palazzo del Kanzleramt, Berlino ha per la prima volta una sindaca donna, la socialdemocratica Franziska Giffey che per poche migliaia di voti ha vinto sulla principale concorrente, la Verde Bettina Jarach.
Un voto multiplo e disordinato
Oltre che per il governo della città-stato, il 26 settembre i 2,4 milioni di elettori berlinesi (su 3,6 milioni di abitanti) hanno votato anche per le assemblee distrettuali e soprattutto per un referendum tutto berlinese volto a espropriare alcune grandi società immobiliari delle loro proprietà per rendere più agevole il mercato delle case della capitale.
La votazione multipla ha provocato confusione e lunghe file ai seggi elettorali di Berlino: testimoni diretti hanno raccontato all’Agi di avere avuto la possibilità di votare più volte per uno stesso dei tanti quesiti, altri di non avere avuto tutte le schede previste. In tutto, dovevano essere 5: due per il rinnovo del Bundestag, una per quello del parlamento del Land, una quarta per i consigli distrettuali e la quinta per il referendum. Qualcuno ne ha avute 4, altri 6.
“Se fosse successo in Russia o in Nigeria – scherza ma non troppo una collega giornalista berlinese “doc”, a capo della redazione politica di un grande giornale tedesco, davanti a un caffè il giorno dopo le elezioni – avremmo tutti gridato allo scandalo chiedendo di rifare tutto, ma qui in Germania no, si va avanti come se niente fosse”.
Mercato immobiliare ingessato
Confusione o no, il “sì” all’espropriazione ha vinto a Berlino con il 56,4% dei voti e dovrebbe quindi “liberare” il 15% dell’intero patrimonio immobiliare della capitale, circa 240 mila appartamenti. Ma, dopo aver premesso di voler rispettare la volontà dei suo concittadini, la neo sindaca ha già detto di immaginare diversi ostacoli di tipo giuridico alla sua attuazione.
Chi vive a Berlino lo sa bene: come racconta una giovane coppia italo-tedesca, trovare una dimora in affitto è difficilissimo, i prezzi sono esorbitanti e ogni volta che qualche appartamento appetibile viene messo sul mercato centinaia di concorrenti si mettono in pista, dovendo affrontare veri e propri interrogatori a 360 gradi da parte dei proprietari che possono permettersi di scegliere gli inquilini in modo discrezionale.
Anche per andare a visitare queste case, come per entrare in tutti i luoghi chiusi, serve il certificato vaccinale (quello che in Italia si chiama green pass) ma a Berlino oltre un terzo degli abitanti non ce l’ha, per scelta, e perché in alternativa si può mostrare un test negativo, che finora è stato disponibile gratuitamente ad ogni angolo della città. Si possono fare in farmacia, nei gazebo-biciclette, in postazioni nei grandi magazzini, e sempre gratuitamente.
A breve tampone a pagamento
Ma presto le cose cambieranno: nei prossimi giorni, infatti, verrà introdotto un ticket per i tamponi anti-covid con il preciso obiettivo di aumentare la quota di chi accetta l’immunizzazione, più bassa della media nazionale non tanto in città ma negli Stati dell’ex Ddr che circondano la capitale, Brandeburgo, Sassonia e Turingia.
In questi primi giorni d’autunno, la vita in questa città così contraddittoria sembra tornata alla normalità pre Covid: bambini a scuola, treni, metropolitane e tram affollati da persone con mascherina, moltissime bici che sfrecciano sulle piste ciclabili, traffico automobilistico nelle ore di punta.
I bar e i ristoranti delle zone centrali di Mitte e di quelle della “movida”, Kreuzberg o Prenzlauer Berg, si sono tornati a riempire, ma soprattutto nei tavolini sui marciapiedi esterni, nonostante le temperature serali non siano più certamente estive. I timori per il contagio sono ancora molto diffusi e la leggendaria vita notturna berlinese ne fa le spese. Anche cinema, teatri e sale di concerto sono ancora a numero ridotto di spettatori e si fa molta fatica a trovare i biglietti, mentre nei musei il flusso dei visitatori è rallentato dai controlli.
Questo non ha impedito alla città, e proprio nel giorno delle elezioni, di essere la prima al mondo ad accogliere una maratona internazionale: 25 mila corridori hanno percorso le vie del centro, bloccando la circolazione e provocando polemiche fra i cittadini. “Dobbiamo votare facendo la fila, facciamo fatica ad arrivare al seggio perché il traffico è bloccato, e il virus? Non mi sorprenderebbe una ripresa dei contagi fra qualche giorno, per effetto di tutta questa gente insieme”, si lamentava un anziano elettore in coda domenica scorsa proprio a pochi passi dal circuito della corsa.
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Francesca Venturi , 2021-10-04 11:04:51
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