AGI – Quel che si temeva è avvenuto: il Libano è piombato in un black out totale; e quel che è peggio è che la crisi probabilmente continuerà per alcuni giorni. Lo ha dovuto ammettere lo stesso governo. Già da tempo i libanesi dovevano stare ore ogni giorno senza elettricità a causa della crisi del carburante.
Adesso le due più grandi centrali elettriche ancora in funzione hanno dovuto chiudere per l’esaurimento totale delle riserve di olio combustibile: si è fermato l’impianto di Zahrani, dopo che ieri, venerdi’, aveva smesso completamente di funzionare quella di Deir Ammar.
La rete elettrica ha spesso completamente di funzionare a mezzogiorno ed è improbabile che riprenderà fino a lunedì prossimo almeno. Il governo ha spiegato che l’azienda elettrica proverà ad utilizzare la riserva di olio combustibile dell’esercito per riattivarle temporaneamente, ma non accadrà presto.
Da tempo i libanesi devono fare a meno dell’elettricità per diverse ore al giorno: si fermano regolarmente lunghe code alle stazioni di servizio. Negli ultimi mesi il Paese ha visto diminuire sempre di più il carburante a disposizione: le famiglie e le aziende che possono permetterselo si sono dotati di generatori privati alimentati a diesel, un’operazione che però sta diventando sempre più costosa.
Il Libano è paralizzato da un crisi economica che si è soltanto aggravata con l’esaurimento delle scorte di carburante importato: il Paese dei Cedri da quasi due anni vive la peggiore crisi economica e finanziaria della sua storia e non si vede una via d’uscita.
Secondo la Banca Mondiale, è una delle tre peggiori crisi che il mondo abbia visto negli ultimi 150 anni. Molti libanesi hanno persino difficoltà a procurarsi ciò di cui hanno più bisogno: il pane, il cui prezzo è in costante aumento proprio a causa della scarsità di carburante. Un tempo il pane costava circa 1500 lire, l’equivalente di circa 80 centesimi; oggi costa 6mila lire, circa 3,35 euro.
Attualmente circa tre quarti della cittadinanza vive in condizioni di povertà, la valuta locale ha perso oltre il 90% del suo valore e l’inflazione ha avuto un’impennata. A pesare è il debito pubblico insostenibile (174%) che ha conseguenze sulla riserve di valuta estera, che a cascata impattano sulle forniture di carburante e di medicinali.
Il premier Najib Mikati, che si è appena insediato, ha ripreso i colloqui con il Fondo monetario internazionale ed è pronto a riaprire i negoziati con i suoi creditori dopo uno stop di oltre un anno causato dalla lunga crisi politica che ha lasciato il Paese dei Cedri senza un governo nel pieno delle sue funzioni.
Nel frattempo, la comunità internazionale continua a offrire aiuti allo sviluppo a condizione che il Libano attui riforme per fermare le spese inutili e la corruzione. Il Parlamento europeo ha recentemente minacciato di sanzionare i funzionari coinvolti nella corruzione e che ostacolano le riforme. Ma il timore è che Mikati non riuscirà a imprimere cambiamenti significativi e che, nella migliore delle ipotesi, troverà soluzioni temporanee, senza affrontare le cause alla radice della attuale crisi.
(Articolo aggiornato alle ore 18,20)
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Agi , 2021-10-09 16:20:36
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