Il documento finale del G20 conferma il fondo per il clima da 100 miliardi per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Il testo di bozza sottolineerebbe l’«importanza» di rispettare quell’impegno già fissato. Il tetto massimo sul riscaldamento globale è stato posto poi entro 1,5 gradi. In più, si sottolinea la necessità di «intraprendere ulteriori azioni» sul clima «in questo decennio». Si è discusso a lungo sull’indicazione della data per le ulteriori azioni, se scrivere negli anni Venti o lasciarla indefinita. Alla fine si sarebbe raggiunto un accordo – spiegano fonti diplomatiche – sull’indicazione di «questo decennio». È «metà del secolo» invece la deadline indicata nel documento finale del G20 per l’obiettivo emissioni zero. Ma i Paesi del G20 termineranno entro l’anno i finanziamenti a nuove centrali a carbone.
«Ci impegniamo a ridurre significativamente le nostre emissioni collettive di gas serra, tenendo conto delle circostanze nazionali e rispettando i nostri Ndc (gli impegni presi da ogni Paese)». Lo si legge nel comunicato finale del G20. «Riconosciamo che le emissioni di metano rappresentano un contributo significativo al cambiamento climatico e riconosciamo, in base alle circostanze nazionali, che la sua riduzione può essere uno dei modi più rapidi, fattibili ed economici per limitarlo». Ed «aumenteremo gli sforzi per eliminare gradualmente e razionalizzare, a medio termine, i sussidi ai combustibili fossili inefficienti».
Un’intera notte di negoziati serrati non è stata sufficiente agli sherpa dei capi di Stati e di Governo del G20 per trovare un’intesa sulle conclusioni finali del vertice riguardo ai cambiamenti climatici. Solo la mattina di domenica 31 dicembre alle 10.30 i gruppi di lavoro coordinati dall’ambasciatore Luigi Mattiolo, consigliere diplomatico di Mario Draghi e sherpa del G20, sono riusciti a trovare a un’intesa di massima per di più suggellata da due lunghi applausi G20. Il testo dovrà servire come piattaforma di massima da offrire da lunedì 1 novembre al vertice Cop 26 di Glasgow copresieduto da regno Unito e Italia al quale prenderanno parte anche molti Paesi in via di sviluppo.
Il rito della monetina a Fontana di Trevi
Mentre all’Eur si lavorava a limare le conclusioni del vertice i api di stato e di Governo si godevano le prime ore della seconda giornata di vertice al centro di Roma con passaggio alla fontana di Trevi. Era proprio lì che in un primo momento il cerimoniale di Palazzo Chigi aveva immaginato di realizzare la foto di famiglia del vertice. Ma lo spropositato costo del set fotografico e l’istallazione di una grande piattaforma dentro la vasca dopo avere svuotato tutta l’acqua (preventivo per circa 250mila euro) ha imposto una rapida retromarcia e fatto optare per la foto con medici e infermieri dello Spallanzani. I leader hanno tuttavia nella mattina di sabato visitato la fontana con tradizionale lancio di una moneta di un euro coniata appositamente per il vertice recante l’effige dell’uomo vitruviano di Leonardo, immagine simbolo del G20 italiano.
Draghi al vertice sul climate change col principe Carlo
In mattinata Draghi ha aperto anche un evento a margine coordinato dal principe Carlo sul ruolo del settore privato nei cambiamenti climatici. «Dobbiamo mettere in atto immediati, rapidi e consistenti tagli di emissioni per evitare conseguenze disastrose», ha detto il premier italiano. «La presidenza italiana del G20 – ha aggiunto – vuole spingere la crescita economica e renderla più sostenibile: lo dobbiamo ai cittadini, al pianeta e ai giovani». Secondo Draghi «sia il settore pubblico che quello privato devono fare la loro parte. I governi possono fissare obiettivi a breve e lungo termine e garantire stabilità politica, finanziaria e normativa. Ma non possono fare tutto. Le aziende private accelerano la diffusione delle tecnologie pulite, promuovono l’innovazione e promuovono la produzione su larga scala». Per Draghi «il finanziamento pubblico aiuta ad attrarre finanziamenti verdi e a ridurre i rischi per gli investimenti del settore privato. I partenariati pubblico-privati uniscono le due realtà. Dobbiamo sostenere le iniziative private che inseriscono priorità sociali e ambientali nei loro modelli di produzione, come l’iniziativa di Sua Altezza Reale, il Principe Carlo, sui mercati sostenibili».