Mario Draghi, Joe Biden, Angela Merkel e Olaf Scholz, Emmanuel Macron, Recep Tayyip Erdogan e i due grandi assenti Xi Jinping e Vladimir Putin
Mario Draghi: voto 9. Il premier tessitore che consolida i nuovi equilibri
di nuovo in missione, il presidente del Consiglio, dieci anni dopo aver salvato l’euro. Questa volta per consolidare il nuovo ordine multilaterale. E quando gli viene chiesto se anche adesso far whatever it takes, Draghi si schermisce: facile suggerire cose difficili, molto difficile eseguirle. Questo il primo passo di una lunga e complessa transizione. Certo sul clima non tutte le aspettative sono state esaudite, ma non era mai successo che l’obiettivo di limitare a 1,5 gradi il surriscaldamento entro met secolo fosse scritto nero su bianco su un comunicato del G20
: Abbiamo ascoltato il punto di vista degli altri, condividendo le ambizioni. Ma il premier tessitore ha anche condotto in porto la Global minimum tax, i nuovi Diritti speciali di prelievo del Fmi (650 miliardi di dollari) a favore dei Paesi pi poveri, gli aiuti per 100 miliardi di euro per la riconversione ecologica. Difficile negare il successo del G20. Voto 9.
Joe Biden: voto 8,5. Dialogante all’estero per rafforzarsi nelle sfide in abitazione
(di Viviana Mazza)
Era arrivato venerd a Roma, partendo in ritardo da Washington nella speranza di vedere il suo piano per la spesa pubblica e il clima approvato al Congresso. Lo aveva dimezzato ma non era servito. Eppure non da presidente dimezzato che Joe Biden stato accolto a Roma, tanto che un commentatore della Cnn suggeriva che se pi americani guardassero il G20 forse questo potrebbe aiutare il presidente a risalire nei sondaggi. Biden ama la politica estera e durante il G20 ha tentato costantemente di venderla agli americani concentrati sui problemi interni, facendo notare i benefici della politica estera per il ceto medio. vero — come ha sottolineato lui stesso — che il mondo continua a cercare l’America: non solo gli alleati ma anche i rivali. E Biden ha mostrato che il dialogo un modo per evitare sorprese che possano far deragliare le sue priorit, che restano la competizione con la Cina e un’agenda interna con una miriade di sfide. Voto 8,5.
Angela Merkel e Olaf Scholz: voto 10. La regina madre media sottotraccia e benedice l’erede
Come la diva di Viale del Tramonto in visita agli studios che per anni la videro protagonista tra gli applausi delle maestranze, la cancelliera tedesca al G20 venuta soprattutto per congedarsi in stile e dare la sua benedizione al suo probabile successore. Olaf Scholz stato il suo Doppelgnger in tutti i momenti del vertice: Abbiamo voluto sottolineare che molto probabile sia lui il prossimo cancelliere, ha detto Merkel. Pi regina-madre che sovrana, la signora di Berlino ha lasciato volentieri a Mario Draghi il ruolo di campione del nuovo ordine multilaterale. Il suo contributo in favore del risultato finale, lo ha dato comunque nell’ombra, lavorando fra gli altri su Erdogan. Ora Merkel pu fare proprio il motto di San Paolo: Bono certamen certavi, fidem servavi, cursum terminavi, ho comsconfitto una buona battaglia, ho conservato la fede, ho completato il mio cammino. Come le ha detto Draghi: Faremo tesoro della tua eredit. Voto 10.
Emmanuel Macron: voto 7. Il presidente distratto, prima c’ la difesa della grandeur
Era distratto, il presidente francese, rispetto ai temi del vertice romano. Due problemi lo assillavano: l’onore perduto della Francia di fronte allo sgarbo americano sull’Aukus, l’accordo degli Stati Uniti con Regno Unito e Australia sui sommergibili nucleari. E la disputa sulle violazioni dei diritti di pesca da parte britannica in acque francesi. Nel primo caso una sola parola — clumsy, maldestri — pronunciata da Joe Biden per giustificare lo stile (ma non la sostanza) della sua Amministrazione, bastata a salvare la grandeur francese. A credito di Macron va l’aver strappato al capo della Casa Bianca un sostegno alla creazione di una difesa europea. Nel secondo, l’incontro con Boris Johnson servito solo a far abbassare la tensione: ma Londra non ha cambiato posizione, la querelle rimane e Parigi lascia aperta l’ipotesi di varare misure di rappresaglia. Sui contenuti del G20, Emmanuel Macron ha seguito il lead di Mario Draghi. Voto 7.
Recep Tayyip Erdogan: voto 8. Il Figaro del vertice, cercato da tutti sui dossier pi caldi
Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono/Donne, ragazzi, vecchi e fanciulle/Uno alla volta per carit. Come il Figaro di Rossini, il Sultano stato, insieme al padrone di abitazione, l’altro mattatore del G20. Tutti hanno voluto vederlo: Draghi, Biden, Macron, Boris Johnson e perfino Ursula von der Leyen, che ad Ankara in aprile era rimasta in piedi perch Erdogan non aveva previsto una sedia per lei. Il presidente turco interlocutore ineludibile su tutti i dossier pi caldi: Afghanistan e Nato, flussi migratori, Libia e Balcani. Lui, da vero neo-ottomano, ha alternato blandizie e velate minacce, concessioni e impuntature. Ha promesso che prender in considerazione il sistema di difesa missilistica franco-italiano Samp-T, ha incassato un’apertura da Biden sull’acquisto degli F-16 americani, ha detto che la Turchia non ha intenzione di aprire le porte a una nuova ondata di profughi afghani. Ma come il Figaro, anche il Sultano ora qua, ora la. Voto 8.
Xi Jinping e Vladimir Putin: senza voto. Lontani e vicini, cos rivendicano le loro condizioni
Cos lontani, cos vicini. Come divinit distanti, i due convitati di pietra si sono appalesati soltanto sullo schermo. Un modo per muoversi senza spostarsi, partecipare al G20 senza starci dentro fino in fondo. Il presidente cinese e quello russo hanno rivendicato una leadership nella decarbonizzazione, sorvolando sul fatto che i loro due Paesi sono tra i maggiori produttori di emissioni nocive al mondo. La cosa positiva che abbiano firmato il comunicato finale, anche se Xi Jinping e Putin hanno ribadito che per Cina e Russia la data ultima su cui misurare il limite di 1,5 gradi del surriscaldamento il 2060. E anche se Pechino accetta di porre fine al finanziamento di centrali a carbone all’estero, rifiuta al momento ogni data per spegnare quelle domestiche. Quanto al multilateralismo, Xi e Putin lo sostengono, ma per opporsi ai piccoli gruppi, alla falsa democrazia, alla nuova guerra fredda. Quale che sia la grammatica, senza Cina e Russia non c’ salvezza climatica. Senza voto.
31 ottobre 2021 (modifica il 31 ottobre 2021 | 22:43)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paolo Valentino, disegni di Emilio Giannelli , 2021-10-31 21:44:00
www.corriere.it