Il nucleare non è da escludere ma l’installazione delle centrali andrebbe valutata da Paese in Paese: “Se Chernobyl fosse stata in Val Padana” avrebbe “provocato milioni di decessi”. A dirlo è il nobel per la fisica Giorgio Parisi che in un’intervista a Corsera ha commentato le voci sempre più frequenti della possibilità di un ritorno o passaggio al nucleare per alcuni Paesi. E poi in merito alla possibilità di raggiungere l’obiettivo zero emissione ha spiegato che senza un piano preciso è un’illusione.
Giorgio Parisi
“Se Chernobyl fosse stata in Val Padana” avrebbe “provocato milioni di decessi”. A dirlo è il nobel per la fisica Giorgio Parisi che in un’intervista rilasciata a Corsera ha spiegato che il nucleare non è da escludere a priori ma il suo ritorno andrebbe valutato da Paese in Paese, perché una centrale nucleare in una zona deserta della Cina non può essere paragonata a una in Val Padana.
Il nobel italiano e studioso dei sistemi complessi ha parlato di transizione energetica spiegando come andrebbe gestito un eventuale passaggio al nucleare di cui si è tornato a parlare in tempi recenti e anche durante Cop26, a Glasgow: “Sulla questione bisogna guardare al rapporto danni-benefici e tutto dipende dal Paese. Se Chernobyl fosse stata in Val Padana, con una cittadinanza molto superiore a quella zona dell’allora Urss, avrebbe provocato milioni di decessi. In ogni caso è da escludere in Paesi come l’Italia densamente abitati”. Posizione che lo pone lontano da quella del ministro Roberto Cingolani che invece si è detto favorevole a un eventuale passaggio al nucleare, per il quale si sta parlando anche di impianti nucleari a fissione di quarta generazione, che sarebbero più sicuri: “Adesso esistono solo prototipi – ha spiegato Parisi – che devono dimostrare la loro qualità; tuttavia sono sempre da escludere dove vive la gente. È diverso se i cinesi vogliono realizzarle in zone remote”.
Ma l’Italia, secondo il fisico, non sembra aver fatto grandi passi avanti nemmeno per quanto riguarda le emissioni zero che sono state fissate dal G20 come obbiettivo da raggiungere nel 2050, ma che al momento sono un’illusione: “Ho l’impressione che le cose non siano ben capite e ritenute necessarie. Non vedo la gente che installa pannelli solari sui tetti. A Roma se facciamo una ricognizione, sui tetti vediamo più piscine che celle solari”. Sarebbe necessario, infatti, spiega Parisi, anche intervenire sulla “sulle abitudini” delle popolazioni: “Quando vado ad Hong Kong devo girare con il maglione di lana in metropolitana o in hotel per proteggermi dal freddo pure d’estate… Sono questi sprechi che bisogna eliminare”
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di Chiara Ammendola
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2021-11-03 16:48:08 ,