Il capo dei Cinque stelle costretto a lasciare spazio a Mariolina Castellone come capogruppo, mentre il contiano Licheri fa un passo indietro. La sfida esterna di Di Battista
Dopo un giorno di tensioni e veleni, arriva il disco verde per il nuovo capogruppo M5S al Senato: sarà Mariolina Castellone, la sfidante che a sorpresa ha pareggiato con il contiano Ettore Licheri
. A trovare la soluzione è stato il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, che si è speso in prima persona — anche se può apparire una resa il passo indietro del suo fedelissimo — per evitare una frattura. A tarda sera l’ex premier annuncia: «C’è stata subito la disponibilità di Licheri a lasciare spazio a Castellone». Conte poi attacca: «Questa è l’occasione per confermare con i fatti come chi ci vuole divisi, chi scrive fandonie sul Movimento non colga mai nel segno». La mediazione non ferma comunque i detrattori del leader che parlano di «passo indietro», di «mezza sconfitta».
La questione capogruppo non è la sola grana. Nel Movimento a guida contiana negli ultimi giorni serpeggiano voci sul ruolo di Luigi Di Maio
. Il ministro degli Esteri contro Giuseppe Conte: un refrain già visto negli anni di governo 5 Stelle. Secondo le malelingue Di Maio starebbe tramando nell’ombra per indebolire la leadership del nuovo presidente.
A supportare questa tesi ci sarebbero una serie di «prove» come gli incontri per il Quirinale (con Giancarlo Giorgetti) o per la Rai (con l’ad Carlo Fuortes, ospite alla Farnesina). Faccia a faccia che avrebbero innervosito — per usare un eufemismo — Conte. Non solo. Secondo alcuni, l’ex capo politico starebbe muovendo le sue truppe parlamentari per incrinare l’immagine dell’ex premier è la vulgata nel Movimento.
I due interessati da sempre smentiscono ogni attrito e tutti concordano sulla necessità di fare fronte comune per far ripartire il Movimento, ma ciò che è certo è che la presenza di Di Maio è rilevante sia internamente sia esternamente. «Troppo ingombrante, così lo logora», dicono alcuni. Il ministro degli Esteri da presidente del Comitato di garanzia ha un ruolo determinante sulle liste per Amministrative e Politiche e, soprattutto, sui regolamenti per le candidature. E da ministro può coltivare una serie di rapporti con i big del panorama politico. «Più che cercare viene cercato e non si può sottrarre a certe interlocuzioni», sostengono alcuni pentastellati e ricordano quanto Di Maio si sia speso a giugno per evitare una rottura tra Conte e Grillo.
Il ministro appare seccato dalle voci. «Se io avessi avuto intenzione (di sostituire Conte, ndr) non mi sarei dimesso da capo politico del Movimento. Io sostengo pienamente questo nuovo corso — ha detto intervenendo su Radio24 —. Questi retroscena lasciano il tempo che trovano, sono veline che vengono trasmesse non so da chi ma che fanno male alla forza politica, di certo non a me». Nel caos generale, spunta anche una interrogazione dei senatori M5S per il Pnrr dove si parla di «assenza di trasparenza del governo».
Intanto Alessandro Di Battista si prepara a sfidare i suoi ex colleghi: «Non escludo la nascita di un altro movimento», dice l’ex deputato a Tpi.. E attacca: «Far parte del governo Draghi è stato un tradimento da parte dei miei ex colleghi, i dirigenti M5S dovrebbero fare un recall per verificare se gli iscritti siano ancora a favore».
5 novembre 2021 (modifica il 5 novembre 2021 | 12:09)
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Emanuele Buzzi , 2021-11-05 11:10:19
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