AGI – Eitan deve tornare in Italia anche per la “nostalgia” che sua mamma manifestava per il nostro Paese quando ne era lontana. C’è anche questo aspetto ‘sentimentale’ nelle motivazioni alla sentenza con cui i giudici d’appello di Tel Aviv hanno respinto il ricorso dei nonni del piccolo che vorrebbero trattenerlo in Israele dove lo hanno portato dopo averlo “sequestrato” alla zia tutrice Aya.
Il post della mamma su Facebook
“La mamma di Eitan ha postato su Facebook un post in cui esprimeva la sua nostalgia per l’Italia e il suo desiderio di tornarci, quando le frontiere erano chiuse per il Covid e lei si trovava In Israele per visitare dei parenti con queste parole: `La cosa peggiore è che non sappiamo quando potremo tornare´” ricordano i giudici. Che l’Italia fosse il cuore dei suoi affetti i giudici di Tel Aviv sembrano molto convinti.
“Non si può dire che Eitan abbia una doppia residenza, come sostengono i legali del ricorrente. Al contrario, un esame approfondito delle intenzioni dei genitori sulla base delle prove presentate fa pendere la bilancio verso l’Italia. Dagli atti della causa emerge che l’intenzione dei genitori non era quella di tornare in Israele ma di rimanere in Italia per un periodo indefinito. Eitan è stato istruito in scuole italiane, conosce e parla l’italiano, i parenti dalla parte del padre vivono stabilmente in Italia, ha stretto legami con gli amichetti della sua età”.
Nel corso degli anni “è venuto in Israele solo solo per delle viste ai familiari, ma non ha mai frequentato una scuola israliana e i nonno materni sono venuti a trovarlo in Israele, altro indizio che non è questo il suo luogo di residenza ma è l’Italia». Tra le altre cose, «la madre si è rivolta a gennaio del 2021 all’Univesita’ di Bergamo per avere informazioni su un master”.
Troppo fragile per chiedere a lui dove vorrebbe stare
Non è possbile chiedere al piccolo superstite del Mottarone dove e con chi voglia stare. Troppo fragile. Un’eventuale audizione di Eitan “potrebbe danneggiarlo”. “Le questioni giudiziarie sono importanti ma l’audizione di un minore dipende dall’età, dalla maturità, dalla capacità di formulare una posizione indipendente”.
L’età in cui sono stati sentiti dei minori, spiegano i magistrati, è “tra i nove ei 13 anni e mezzo mentre di fronte a noi c’è un minore di sei anni che è rimasto gravemente ferito in un incidente e si è trovato coinvolto in una feroce lotta tra due rami della sua famiglia dopo essere stato portato via dal suo luogo di residenza abituale mentre riceveva le cure mediche”.
Ma non è detto che crescerà in Italia
In ogni caso, sul futuro di Eitan dovranno esprimersi anche i giudici italiani. Lo scrivono i magistrati di Tel Aviv nella sentenza in cui confermano che il bambino debba tornare in Italia. Almeno per ora e almeno in base alla Convenzione dell’Aya che Shmuhel Peleg “ha violato” sottraendolo alla zia tutrice.
Un domani però non è escluso che possa vivere e crescere in Israele. “Non c’è dubbio che il rientro del minore in Italia comporterà la separazione dai nonni – scrivono i giudici -. Si tratta comunque di una situazione temporanea perché delle loro pretese terrà conto il tribunale in Italia che discuterà la questione della tutela e dell’affidamento al di fuori della Convenzione dell’Aya e di dove crescerà e vivrà stabilmente”.