di Chiara Dilucente
Cosa accadrebbe se le attività umane si fermassero improvvisamente per abbattere le emissioni? Prima potevamo solo immaginarlo, adesso, con le misure restrittive dovute alla pandemia di Covid-19, ne abbiamo avuto un assaggio: l’atmosfera terrestre ha reagito all’abbassamento delle emissioni di anidride carbonica durante il 2020 in maniera singolare, dimostrando quanto inquinamento atmosferico e riscaldamento globale siano connessi fra loro. È quanto emerge da una nuova indagine condotta da un team di ricercatori internazionale a partire da dati satellitari della Nasa e di altre agenzie spaziali. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Pnas.
È una storia che conosciamo bene: a causa delle misure restrittive per contenere i contagi da Sars-cov-2, negli ultimi due anni le attività umane hanno subito una brusca frenata, arrivando, nei primi mesi del 2020, a veri e propri blocchi di numerosi settori economici, con la conseguente riduzione piuttosto drastica dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas serra. Questo ha consentito agli scienziati che si occupano di riscaldamento globale e di inquinamento di verificare ciò che prima si poteva solo ipotizzare, e cioè i risultati delle politiche di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica e di incremento della qualità dell’aria, che, senza i lockdown, avrebbero impiegato anni ad arrivare.
Gli effetti della pandemia di Covid-19, quindi, hanno consentito di avere un’idea piuttosto precisa della futura composizione atmosferica: le riduzioni delle emissioni dovute all’arresto della maggior parte delle attività umane, infatti, possono essere viste come un assaggio di un futuro – si spera – prossimo. I ricercatori, quindi, si sono serviti dei dati satellitari provenienti da agenzie spaziali di tutto il mondo per osservare l’andamento della concentrazione di anidride carbonica, metano e ossidi di azoto, in modo da avere una stima più precisa di quello che succederà all’atmosfera modificando le quantità di inquinanti e gas serra.
I risultati
Cominciando dall’anidride carbonica, le notizie non sono delle più rosee: nonostante sia stata rilevata una diminuzione del 5,4% delle emissioni nel 2020, in realtà la quantità del gas serra nell’atmosfera ha continuato a crescere agli stessi tassi degli anni precedenti: secondo gli scienziati, tra le cause ci potrebbe essere la minor efficienza da parte dell’oceano di assorbire l’anidride carbonica eccedente. In più, lo studio ha sottolineato che non sempre minor inquinamento vuol dire minori implicazioni a livello climatico: sebbene nel 2020 ci sia stato un calo significativo della concentrazione di ossidi di azoto – inquinanti presenti nell’atmosfera che hanno effetti nocivi sulla salute delle persone – questo non ha portato a un risultato confortante su tutta la linea.
“La chimica degli ossidi di azoto è questo gomitolo di lana incredibilmente complicato, in cui se si tira un capo cambiano altri cinque“, ha affermato Joshua Laughner, primo autore dello studio. Infatti, sebbene per noi siano nocivi, gli ossidi di azoto hanno anche la capacità di neutralizzare il metano nell’atmosfera, gas serra che intrappola il calore in maniera molto più efficace dell’anidride carbonica. La diminuzione degli ossidi di azoto, quindi, probabilmente ha contribuito alla mancata riduzione del metano atmosferico attesa dagli scienziati: anzi, i dati indicano che questo gas serra è cresciuto dello 0,3% nell’ultimo anno, un tasso più veloce che in qualsiasi altro momento nell’ultimo decennio.
Quello che abbiamo imparato e il futuro
Lo studio, quindi, ha messo in evidenza un circuito molto stretto tra inquinamento atmosferico e gas serra, che non può più essere ignorato. “Abbiamo superato il punto in cui possiamo pensare a questi due problemi separati”, continua Laughner. “Per capire cosa sta guidando i cambiamenti nell’atmosfera, dobbiamo considerare come la qualità dell’aria e il clima si influenzano a vicenda“. Pertanto gli scienziati ritengono essenziale un’azione tempestiva per ridurre le emissioni di carbonio non solo per evitare gli impatti diretti del cambiamento climatico, ma anche per non rinunciare a decenni di progressi duramente conquistati nel miglioramento della qualità dell’aria. Non solo: gli autori hanno notato che le emissioni, nell’ultima parte del 2020, sono quasi tornate ai livelli di pre-pandemia, nonostante molti settori non fossero ripartiti del tutto. “Ciò suggerisce che ridurre l’attività in questi settori industriali non è pratico a breve termine”, si legge nell’articolo. “La riduzione permanente delle emissioni di questi settori richiederà la loro transizione verso una tecnologia a basse emissioni di carbonio”.
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www.wired.it
2021-11-12 13:17:15