di Anna Lisa Bonfranceschi
Possiamo vivere più a lungo e in salute mangiando meglio? La domanda sembra banale e altrettanto banale e ovvia la risposta: sì, possiamo, o uno stile di vita sano, basato (anche) su un’alimentazione equilibrata non sarebbe alla base di tutte le strategie di prevenzione raccomandate da enti e istituzioni sanitarie. Ma possiamo ritardare gli effetti dell’invecchiamento mangiando, possiamo davvero rallentare le lancette del nostro orologio biologico, con la dieta? In sostanza, esistono le diete anti-aging?
La risposta è di certo più sfumata. Science, che oggi torna sul tema con una revisione dei principali studi condotti in materia, la riassume scrivendo così: in tema di diete anti-aging è necessario separare la realtà dalla fantasia. E i fatti, a dispetto del marketing, dicono che a oggi non esistono vere diete anti-invecchiamento di comprovata efficacia, specialmente fuori dalle condizioni (controllate) degli studi di laboratorio. Più in generale, scrivono Matt Kaeberlein della University of Washington e colleghi: “A oggi non esistono ancora interventi anti-invecchiamento clinicamente validati negli esseri umani”. Ma anche in questo caso, a scavare – e questo è quello che ha fatto il team di Kaeberlein, esperto negli studi sull’invecchiamento – le risposte sono più sfumate, e i risultati della ricerca contrastanti, seppur molto interessanti. “C’è qualche evidenza consistente sugli effetti anti-aging della restrizione calorica e delle diete correlate negli esseri umani, così come un piccolo gruppo di possibili composti geroprotettori, inclusa la metformina e la rapamicina”, si legge nel paper. Ma proviamo ad andare con ordine:
Il potenziale anti-aging delle diete a restrizione calorica
I ricercatori parlano di diete di restrizione calorica e diete correlate. Quando si parla di diete anti-anging, di regimi alimentari che hanno il potenziale di ritardare l’invecchiamento e allungare la durata della vita, ci si riferisce infatti soprattutto a regimi di restrizione calorica. Studi condotti su diversi modelli animali (roditori, nematodi, moscerini della frutta) hanno mostrato che interventi di riduzione dietetica – quindi che prevedano un qualche tipo di restrizione nutrizionale, non necessariamente e solo nelle calorie – possono allungare la vita e ritardare l’insorgenza di patologie correlate all’età, così come il declino cognitivo.
D’altronde, proseguono gli autori, anche qualche dato da studi clinici e osservazioni a livello epidemiologico – come quelle della gente di Okinawa, in Giappone, dove storicamente gli abitanti mangiano mediamente meno, vivono più a lungo e con meno patologie come cancro, malattie cardiovascolari – sembrano supportare l’idea che restrizioni dietetiche aiutino a vivere meglio e più a lungo. Ma nel calderone delle ricerche – non solo cliniche anche a livello preclinico – occorre fare dei distinguo importanti, perché non ci sono risultati uniformi, e non pochi sono i limiti messi in luce dalla revisione su Science.
La restrizione calorica funziona (ma non sempre)
A raccontarlo a Wired è Alessandro Bitto, ricercatore italiano presso l’University of Washington, esperto di biologia della senescenza e tra i firmatari del paper. “In tema di diete anti-aging c’è molto interesse e diverse sono quelle derivate dalla restrizione calorica testate in ambito di ricerca e poi popolarizzate, anche grazie agli stessi ricercatori in alcuni casi – spiega – ma i risultati sono misti, soprattutto per l’outcome di longevità e anche per gli studi a livello preclinico”.
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www.wired.it
2021-11-21 06:00:00