E’ stato Raimondo Caputo, il vicino di casa della piccola Fortuna, a violentarla e buttarla giù dall’8° piano. Sono passati 2 anni, e ad inchiodare il carnefice è stata una bambina di 11 anni (all’epoca ne aveva 9): “Ho visto che lui la buttava giù”, “Stavamo a casa. Mia mamma in cucina. Io stavo lavando per terra. Chicca è venuta a bussare alla porta. Mi ha detto: vuoi giocare? Io ho detto: aspe’ sto lavando per terra. Si è seduta, ha detto “mi fanno male scarpe”, usciva a cambiarle e risaliva”. “Chicca con chi è uscita?”, chiede il magistrato. “Con Caputo Raimondo sono saliti su. Abbiamo visto che lui la buttava giù”. Alla psicologa racconta: “Stava sdraiata. Anche lui sdraiato e si buttava addosso, Chicca gli dava i calci, poi lui la prende in braccio e la butta giù”.
La stessa bambina che ha fornito la testimonianza è stata vittima di violenze “tutti i giorni”. “Mamma si dimenticava la borsa a casa. Lui diceva: accompagnami a casa”. Ed è stato proprio nel corso di una di queste violenze che l’uomo ha rivelato alla piccola dell’omicidio di Chicca.
E’ tutto scritto anche in un diario che la piccola tiene da quando è stata allontanata dalla famiglia
Ad aprile ha scritto: “Finalmente ho detto la verità, sono più tranquilla, sono felice, lui deve pagare per quello che ha fatto”.
Nelle intercettazioni altri indizi: Caputo diceva alla compagna: “Vuoi vedere che là sopra.. c’ è il sudore… il sudore mio”. E ancora in un altro dialogo: “Ma forse la traccia di quando io le diedi un morso sulla gamba”. Poi l’omertà dei vicini: Una donna all’ottavo piano con il terrazzo della morte confinante con il suo trova la scarpetta destra di Fortuna e la fa sparire. In una conversazione col figlio intercettata dalle micorspie dice: “Eh, ‘o fatto da scarpetella…
Io l’ ho buttata io, non lo voglio dire a nessuno, perché sono venute le guardie e volevano la scarpetella da qua, da me”.