Il 3 Maggio è la giornata mondiale della libertà di informazione, che nel nostro ordinamento è sancita dall’articolo 21 della Costituzione, oltre che dall’art 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
l’art 21 recita:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto.La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Con l’uscita dalla scena politica di Berlusconi, il tema non sembra più di stringente attualità, nonostante l’evidente mancanza di trasparenza confrontabile con l’altra fonte molto più attendibile per quanto riguarda l’informazione: la rete.
Tuttavia resta ancora molto alta l’utenza televisiva passiva, rispetto all’altra, ma c’è da sperare con il tempo in un adeguamento da parte dei soggetti che operano nel mondo dell’informazione televisiva, ad oggi completamente ancora tra le mani della politica, sia per le nomine che per il finanziamento attraverso il canone.
Paradossalmente il mezzo che dovrebbe essere più trasparente proprio per la fonte del proprio sostentamento, la tassazione collettiva, resta quello meno credibile, anche affondando sotto l’incalzare dei newmedia.