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Chiesta archiviazione indagine dopo denunce agenti: fu calunnia
(ANSA) – NAPOLI, 31 DIC – La Procura di Santa Maria Capua
Vetere (Caserta) ha chiesto l’archiviazione per 14 detenuti che
erano stati denunciati dal personale della polizia penitenziaria
in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere per le
proteste del 5 aprile 2020, che giustificarono il ricorso alla
perquisizione straordinaria avvenuta il giorno successivo, 6
aprile, nel corso della quale circa 300 agenti della
Penitenziaria sottoposero a pestaggi e violenze i quasi trecento
detenuti del Reparto Nilo. Fatti, questi ultimi, che hanno
portato all’arresto di poliziotti e funzionari del Dipartimento
dell’amministrazione penitenziaria (Dap), attualmente tutti
liberi, e all’inizio dell’udienza preliminare, il 15 dicembre
scorso, a carico di 108 persone. La perquisizione straordinaria,
che il Gip di Santa Maria Capua Vetere definì nell’ordinanza di
arresto emessa il 28 giugno scorso “un’orribile mattanza”, fu
motivata dai vertici del carcere e del Dap come una risposta
alle proteste avvenute il giorno prima, quando alcuni detenuti
del Reparto Nilo occuparono i corridoi dopo aver saputo della
positività al Covid di un recluso; la protesta rientrò dopo
alcune ore, e il giorno dopo nelle celle dei detenuti furono
ritrovate, a detta degli agenti, pentolini con olio bollente e
spranghe. Ma secondo la Procura quegli oggetti furono messi
apposta lì dagli agenti, per giustificare il ricorso alla
violenza contro i detenuti. Dopo la protesta furono individuati
14 detenuti quali capi della rivolta e denunciati per resistenza
e minaccia a pubblico ufficiale e lesioni personali; questi, tra
cui l’algerino Hakimi Lamine, furono portati in isolamento.
Lamine morì ad inizio maggio 2020 dopo un mese di isolamento.
(ANSA).
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2021-12-31 10:56:29 ,