Alessandra, 64 anni, si ritrova con soli 4 anni di contributi versati e la consapevolezza di dover ricominciare. Per anni ha fatto lavori usuranti e saltuari. “Oggi mi trovo a dovermi reinventare. Noi donne? Svantaggiate da giovani e da più anziane”
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Ha iniziato a lavorare fin da giovanissima Alessandra. Il primo impiego quando aveva 15 anni per poi arrivare al telemarketing a 18 anni per una grande casa editrice. “Ci ho lavorato per un mese, poi purtroppo il settore è stato accorpato – ha scherzato durante l’intervista a Fanpage.it -. Sto cercando di ricordare perché fui costretta a lasciare quell’impiego: oggi ho 64 anni, è passato un po’ di tempo da allora”.
Una vita passata a lavorare, dai suoi 15 anni fino ai 64 di oggi. Eppure Alessandra può contare su solo 4 anni di contributi versati a suo nome. “Ho lavorato in nero per tanto tempo, faccio prima a dire quanto tempo ho trascorso senza un contratto – ha spiegato -. Vorrei che si sapesse che le assunzioni in nero sono state una piaga per la nostra generazione. Molti di noi oggi si ritrovano a dover ricominciare perché per anni non hanno avuto accesso ai contributi e alla sicurezza di un contratto. Una situazione nota per la quale però nessuno ha mai fatto niente”.
“Ho iniziato a lavorare da giovanissima e a 18 anni sono arrivata alla Mondadori, dove mi occupavo di telemarketing. Lavoravo per pagarmi gli studi al conservatorio perché mio padre non voleva che studiassi musica. Non mi sono persa d’animo, mi sono detta che in qualche modo avrei pagato il corso”.
La vita di Alessandra, purtroppo, è andata diversamente. “A 18 anni ho lasciato la scuola per mettere da parte i miei soldi. Quando persi il lavoro nel telemarketing Mondadori non mi persi d’animo: ero giovane e potevo trovare altro. Sono tornata nel telemarketing per vendere libri e ovviamente guadagnavo una percentuale su quello che vendevo. Dopo un mese però anche quel settore ha chiuso”.
“Per lungo tempo ho fatto colloqui durante i quali tutti mi chiedevano come mai non avessi più un impiego. Io dicevo sempre che quei settori avevano chiuso e così a me preferivano qualcun altro. All’epoca ero ancora giovane, non mi sono lasciata scoraggiare. Per un periodo ho lavorato da mio padre che però non ha potuto assumermi. Mio fratello a un certo punto si è unito all’attività di famiglia, ma aveva già una segretaria e non poteva licenziarla per inserire me. Non mi sono comunque preoccupata perché ero giovane, potevo trovare altro”.
“In quel periodo ho svolto una serie di lavori temporanei e così sono arrivata a 33 anni. Conoscendo il francese ho trovato un impiego in una ditta di trasporti internazionale a Villanova d’Asti. A casa avevo due figli piccoli, ma spesso mia madre o mio marito si occupavano di loro. Il lavoro comunque non mi ha mai spaventata e io ho imparato in fretta. Per tre mesi in quell’azienda mi sono trovata benissimo ed è stata una bella avventura. Purtroppo è finita quando la mia ditta ha chiuso. A noi lavoratori hanno detto che c’erano troppe spese e non erano riusciti comunque a sanare i debiti. Mi sono reinventata e ho iniziato a lavorare nelle pulizie con impieghi saltuari. A nero riuscivo comunque ad andare avanti, ma la fatica era tanta. Sono arrivata così da un amministratore di condominio per il quale pulivo le scale, almeno fino a quando non ho notato l’annuncio di lavoro di una ditta di pulizie”.
“Ho lavorato lì per tre anni, tra pulizie e altre faccende – ha continuato Alessandra – Mi davo da fare, ma molto di quello che ricevevo come stipendio era in nero. Quando mi sono separata da mio marito le cose si sono nuovamente complicate e lo stipendio in nero si è ridotto. Quello che ricevevo a norma di legge era troppo poco. Ho iniziato a chiedere ai privati se avessero bisogno di qualcuno che facesse le pulizie e per fortuna qualcosa sono riuscita a fare, tanto che a un certo punto ho aperto una partita Iva”.
“Così sono andata avanti per una ventina d’anni, anche se il mio stipendio era sempre in nero perché le persone dalle quali lavoravo non volevano mettermi in regola. Un paio di anni fa però anche le pulizie sono diventate un problema: ho iniziato a sentire la stanchezza, mi sono presa il Covid e mi sono rotta una vertebra. Alla mia età quella soluzione era diventata poco praticabile. Mi sono detta ‘cosa faccio ora?’. Mi sono rimessa in gioco per fare un corso da assistente familiare. Tutto questo a 62 anni. Non avevo pretese”.
“La salute di mia madre anziana è peggiorata di colpo poco dopo. Inutile dire che da sola con mia mamma in quelle condizioni, ho dovuto lasciare le lezioni. Ho assistito mia mamma e per mantenerci mi sono rimessa a lavorare con altri impieghi saltuari nelle pulizie. Dopo una serie di peripezie ho trovato un lavoro in una Rsa. Tra mille scetticismi di chi mi circondava, ho ripreso a lavorare con un contratto a tempo determinato che avrei dovuto rinnovare a dicembre. Purtroppo poco prima del rinnovo mia mamma ha iniziato a stare male di nuovo e dal lavoro non hanno potuto farmi fare solo i turni di notte. Ho dovuto lasciare”.
“Adesso assisto mia mamma, non sto lavorando. Ovviamente devo comunque pensare a come mi manterrò più avanti, anche se ho 64 anni. Ho chiesto aiuto a due agenzie per l’impiego: una era scettica, l’altra mi ha detto di aver sistemato una persona di 70 anni perfino. Ho sempre lavorato, comunque, in qualunque condizione, anche con la febbre e il raffreddore. Questa è la situazione di tante persone della mia generazione che hanno avuto impieghi in nero. L’assenza di contratti ci ha distrutto, perché non abbiamo contributi che ci permettano di andare in pensione. Per lo Stato però una persona vive con 400 euro. A me sembra folle”.
“Noi donne siamo anche svantaggiate. Ho visto gente chiedere alle candidate ai colloqui se volevano avere figli, facendo firmare loro dimissioni in bianco. Non sono cose belle. Leggo di donne più giovani di me che hanno perso il lavoro e che raccontano che prima avevano un tenore di vita che rivogliono. Anche io lo avevo! Purtroppo mi sono adattata per andare avanti. Gli italiani in generale sono abituati a sopravvivere, più che a vivere”.
“Quando mia mamma non ci sarà più dovrò rimettermi a lavorare per mantenermi. Lei ha 96 anni e una pensione, io di anni ne ho 64. Se sto cercando altro? Certo, ma sono in una situazione di stallo. Ho fatto lavori dignitosissimi in questi lunghi anni, ma sono tutti lavori fisicamente complicati. Io me la cavo, ho una salute ancora buona, ma a 60 anni dobbiamo ancora cercare lavoro, è paradossale”.
“Come dicevo prima, noi donne siamo penalizzate a tutte le età. Adesso che ho 64 anni mi guardano male ai colloqui, io scherzo e dico che godo di buona salute. Le cose le faccio comunque, anche se non sono più bella e giovane. Cerco di scherzarci, di buttarla sul ridere e di incoraggiare le ragazze. Bisogna continuare a provare, cambiare le cose. Gettare la spugna purtroppo non servirà a nessuno”
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di Gabriella Mazzeo
www.fanpage.it
2024-03-09 05:31:46 ,