Ogni giorno sento una notizia di alberi abbattuti per far posto al cemento. L’ultimo scempio sta accadendo nella città metropolitana di Bologna, per la costruzione del Nodo di Rastignano. Ebbene proprio a Bologna, dove la sinistra comanda (nella giunta Lepore, sedicente progressista, c’è anche Coalizione Civica, andata su con i voti di tanti giovani ambientalisti speranzosi) avviene uno dei più cruenti attacchi alla natura e agli alberi.
Migliaia di alberi abbattuti, per la precisione 1157 alberi nel Parco naturale protetto Paleotto, uno dei più bei parchi della provincia bolognese, nell’alveo del torrente Savena, più altri 600 alberi in zona Stazione Rastignano. Un massacro degno di Attila o Bolsonaro, che avviene in gran silenzio nell’Emilia Romagna rossa e Green. Da ottobre, per giorni, le motoseghe sono andate avanti buttando giù migliaia di alberi, tra cui querce secolari.
I residenti e le associazioni sono rimasti basiti, visto che non c’è stata nessuna partecipazione degna di questo nome per trovare un’alternativa al massacro. E’ stata totalmente disattesa la normativa vigente in materia di partecipazione (Lr. 15/2018) che prevede incontri preliminari con gli abitanti del luogo, i portatori di interesse e le associazioni ambientaliste. L’unico luogo di verde, aggregazione e bellezza, devastato. Restavano solo tronchi e polvere, poi portati a incenerire nelle centrali a biomassa, o resi cippato (purtroppo considerata fonte di energia rinnovabile, e sovvenzionata come tale).
Nessuna valutazione sull’impatto socio-ambientale-sanitario sugli abitanti. Eppure la stessa Isde ha scritto, nero su bianco, citando vari studi che la deforestazione ha negativi impatti sulla salute psico-fisica umana, sia a breve sia a lungo termine. Tantomeno è stata calcolata la distruzione della biodiversità, l’impatto su flora e fauna, considerati evidentemente accettabili effetti collaterali, come in ogni guerra. Ma non si sa qui, contro chi siamo in guerra. Contro la natura, contro noi stessi, contro la sopravvivenza del genere umano?
Ben 14 associazioni ambientaliste a Bologna hanno protestato, ma nulla, nessun passo indietro dal Comune né tanto meno dalla Regione che ritengono l’opera prioritaria per “ossigenare” il traffico e collegare le “arterie” stradali tra loro. Sopprimere la vita vera per alimentare strade di cemento, un paradosso degno di questi tempi distopici, con l’ipocrisia degli amministratori che dilaga, rendendo sempre più feroce la retorica verde. Perché ovviamente in cambio pianteranno tanti piccoli alberelli ai lati delle autostrade, che moriranno alla prossima siccità, come già succede in ogni angolo d’Italia.
E così, a Bologna, una parte del Parco del Paleotto sparisce sotto al cemento e la stabilità dei versanti del fiume viene irrimediabilmente compromessa, con le auto a passare sull’argine del fiume. E se malauguratamente, come sempre più spesso accade, dovesse verificarsi una bomba d’acqua, con conseguenti frane o esondazioni, trascinando le auto del “Nodo” nel gorgo di fango, contro chi si urlerà? Contro la “natura assassina” o contro i politici assassini?
Ovviamente in seguito al taglio, come documentano le associazioni, è drasticamente diminuita la biodiversità. Tra l’altro, somma della beffa, il Parco del Paleotto era utilizzato da numerose associazioni protezioniste “per liberare gli animali, curati e guariti, appartenenti a specie tutelate e per salvaguardare l’habitat in cui risiedono specie vegetali protette (come Tulipa Sylvestris )”. Neppure queste associazioni sono state avvertite in anticipo rendendo impossibile spostare e salvare gli animali. Stime dicono che il suolo impermeabilizzato sarà decine e decine di ettari, “un consumo di suolo che andrà ad aumentare il grado di frammentazione ambientale”.
Non bastava far costruire il Passante di Mezzo, ora serve anche il Nodo di Rastignano e poi la strada di scorrimento a San Lazzaro e poi tra Reggio Emilia e Ferrara si costruisce la Cispadana e poi, in un circuito di aumento del cemento, sottrazione di verde, peggioramento della qualità dell’aria e aumento delle patologie. Così in tante altre città d’Italia: i politici, con una mano regalano alberelli moribondi, con l’altra disboscano e gettano cemento, come se non ci fosse un domani. E andando avanti così un domani non ci sarà davvero.
A fermarli possiamo essere solo noi: i cittadini.
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di Linda Maggiori
www.ilfattoquotidiano.it
2023-01-05 14:58:48 ,