Un piccolo altare, un cero acceso da Tancredi brucia di giustizia per suo padre Antonio. Ma la giustizia, quel coro che a gran voce s’alza da via Giovanni Della Rocca, a Boscoreale, ancora non c’è. I killer del commerciante residente a Torre Annunziata sono ancora a piede libero. Nascosti, chissà dove. Coperti, da chissà chi. Manifestazione di Libera Campania e Fondazione Polis, ieri mattina, davanti alla pescheria “Il Delfino” di Boscoreale dove un mese fa – era il 23 dicembre – venne ucciso brutalmente il titolare dell’attività commerciale, colpevole soltanto di aver provato a difendere l’incasso dall’assalto dei rapinatori piombati nel negozio nella sera dell’anti-vigilia. Un delitto feroce, una ferita ancora aperta nel cuore dell’intera comunità e della famiglia di Antonio Morione che con grande sacrificio e solo nel ricordo del padre da qualche settimana ha rialzato la serranda ancora sporca di sangue, ancora impregnata di dolore. «Giustizia», è il coro unanime che s’alza dalla strada. La chiedono i figli del commerciante ucciso a 43 anni, la chiedono le associazioni che sono scese in strada per ricordare il pescivendolo e per manifestare contro la criminalità organizzata. «Siamo stati di fronte – ha detto don Ciro Cozzolino di Libera nel corso della cerimonia svoltasi davanti alla pescheria di Morione – a questo ennesimo atto di violenza questa volta perpetrato nei confronti di un commerciante». Un’altra vittima innocente, come le tante ricordate, dopo Maurizio Cerrato ucciso il 19 aprile scorso nella vicina Torre Annunziata per difendere la figlia da un’aggressione. «C’è una camorra arrogante, violenta che, armi in pugno, vuole imporre la sua autorità sul territorio. Noi non ci siamo e della volontà di riscatto di questo territorio, dei cittadini e delle cittadine, si è fatto portavoce l’arcivescovo di Napoli, monsignor Battaglia, proprio durante la celebrazione dei funerali di Antonio Morione, chiedendo di ribellarsi ai clan». Un libro, davanti alla pescheria, raccoglierà «pensieri di solidarietà e di vicinanza alla famiglia ma anche la ribellione nei confronti di chi vuole imporre le sue regole e le sue leggi. Antonio rappresenta la volontà di riscatto per l’intero territorio». Parole che risuonano forti in strada e tra le pareti di un negozio ancora macchiato di sangue innocente. Lo sguardo di Antonio Morione nella foto poggiata su quello che è un altare di fortuna davanti alla pescheria squarcia l’anima di chi oggi si indigna per quanto accaduto il 23 dicembre. Uno sguardo che non ha impietosito gli assassini del giovane commerciante residente a Torre Annunziata, ucciso a sangue freddo la notte del 23 dicembre. Cercava di difendere l’incasso, di difendere i sacrifici fatti per la famiglie ed è andato incontro alla morte. Restano ricercate le 4 persone che hanno fatto irruzione all’interno del negozio, una di queste ha fatto fuoco contro Antonio Morione uccidendolo praticamente sul colpo. Un delitto che non può restare impunito, una morte che chiede «giustizia» per Antonio e «pene certe» per le belve, come lo striscione affisso da giorni davanti al negozio.
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di Andrea Ripa
www.metropolisweb.it
2022-01-24 06:00:40 ,