Percorsi green in pieno centro e piste ciclabili, parchi urbani che diventano bacini per assorbire l’acqua piovana in eccesso, piscine temporanee e marciapiedi sopraelevati, con angoli di biodiversità custoditi nel cuore di una città che non ha avuto paura di cambiare. A Copenaghen il climate change, che rischiava di mettere in discussione la sopravvivenza stessa della metropoli, è diventato un’opportunità. Facendo della capitale danese un modello riconoscibile di intelligenza e resilienza: qui più che altrove l’esigenza di ridurre al minimo i rischi legati ai fenomeni meteorologici estremi ha contribuito a migliorare la qualità della vita ai cittadini.
La svolta è arrivata nel 2011, quando un’alluvione ha spinto la politica locale a redigere il “Copenaghen Climate Adaptation Plan”, seguito nel 2012 dal “Cloudburst Management Plan”: sono le linee guida che in questi anni hanno consentito di riprogettare la capitale danese in modo sostenibile. Salvandola. “Proprio così – annuisce Stig Lennart Andersson, inventore di SLA, studio di architettura di fama internazionale specializzato nel ripensare il rapporto tra città e natura – sapevamo e sappiamo che Copenaghen è una città che risente degli impatti del cambiamento climatico in modo più rapido e acuto rispetto a molte città di tutto il mondo: non c’era altra scelta se non lavorare a soluzioni creative di architettura del paesaggio per rispondere alle minacce del climate change, ma anche fare progetti in grado di migliorare la vivibilità sia dei residenti che dei turisti”.
Come ha fatto SLA, ad esempio, nel quartiere di Sankt Kjelds, l’antica zona operaia vicina al porto della città, dove le aree asfaltate si sono ridotte del 20 %: inaugurata nel 2013, Tåsinge-Plads (prontamente ribattezzata “Water Park”) è divenuta un bacino per lo stoccaggio delle acque pluviali.
“Abbiamo previsto – spiega Andersson – una serie di “spazi-cuscinetto”, in grado di conservare grandi quantità d’acqua destinandola ad irrigare il verde. Ci sono sentieri tra gli alberi che consentono di vivere la natura in pieno relax, aree gioco per bambini e angoli dedicati alla fauna selvatica. Ed è la stessa natura, con il suo “design”, a proteggere dall’inquinamento acustico e mitigare le isole di calore, in estate. Qui – aggiunge – non c’è solo una risposta al climate change. Il progetto favorisce inclusione sociale, benessere fisico e mentale e visione green: tutto ciò che rende la vita in città degna di essere vissuta”. Una policy, quella di Copenaghen, che può essere mutuata ovunque “per rispondere alle grandi sfide della Terra, favorendo una ri-armonizzazione dell’uomo con la natura in città a prova di futuro, certo, ma anche più vivibili a partire da oggi”. Ed è quel che fa, per esempio, anche lo studio di architettura Tredje Natur con la riqualificazione di intere aree della metropoli.
“Dopo il 2011 era necessario attuare rapidamente progetti in grado di rispondere ai fenomeni climatici estremi, che sapevamo essere sempre più frequenti, e le cui conseguenze, in una città costiera come questa, potevano essere incalcolabili”, spiega l’architetto Flemming Rafn, inventore dello studio che ha, tra l’altro, firmato il nuovo Enghavepark, nel cuore del quartiere popolare di Vesterbro. Ribattezzato non casualmente Climate Park, è forse il più simbolico dei 300 progetti previsti per proteggere la città dalle inondazioni: oltre a irrigare il verde urbano (sono stati piantati 83 nuovi alberi di 10 differenti varietà) l’acqua piovana, incanalata dai tetti di tutto il quartiere, genera piscine e corsi d’acqua temporanei, suggerendo persino piccole regate in canoa. Così, il parco si ridisegna a seconda delle condizioni meteo.
“Un modo per dire che siamo soprattutto ottimisti”, dice Rafn. “Questo è un progetto realmente resiliente, perché – con il coraggio di modificare in profondità un parco storico per la città – dimostra la necessità di interpretare il progetto di adattamento come “processo aperto” a possibili mutazioni a breve, medio e lungo periodo”, spiega Michele Manigrasso, autore tra l’altro de “La città adattiva. Il grado zero dell’urban design” (Quodlibet 2019), con cui esalta l’efficacia della risposta di Copenaghen alle incognite del climate change.
“Il segreto – spiega ancora Manigrasso – è nell’integrazione tra pianificazione delle azioni e progettazione degli interventi. Molti altri Piani Clima si sono rivelati poco efficaci nel migliorare in maniera significativa le condizioni delle città su cui insistono”. Ma non finisce qui: la capitale danese prevede anche che entro il 2025 il 75% della mobilità cittadina avvenga in bicicletta, a piedi o con il trasporto pubblico. E si sta attrezzando per far fronte al progressivo innalzamento del livello del mare. Con una diga a protezione dell’area di Nordhavn e una riprogettazione della costa dell’Øresund, a sud della città. Così il futuro, da queste parti, fa meno paura.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-24 04:27:09 ,
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Il post dal titolo: A Copenaghen alberi e dighe contro il cambiamento climatico scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-24 04:27:09 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue