Come addentrarsi nei meandri dell’universo monouso dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo che ha messo al bando posate, piatti, bicchieri e altri oggetti in plastica legati al consumo di cibo? Anche se ne vedremo ancora in giro, perché le aziende sono state autorizzate a vendere le scorte fino ad esaurimento, i sostituti ci sono. E già da tempo. Ma ora entrano di diritto – e obbligo – nella vita quotidiana di chi proprio non riesce a fare a meno dell’usa e getta.
Piatti
Quando non è possibile usare stoviglie lavabili, per mancanza di tempo, numero di invitati o situazioni informali come un pic nic, esistono vari tipi di piatti usa e getta plastic free da comprare al supermercato o nei negozi online. Tutti una volta utilizzati si possono buttare nei cassonetti dell’organico. Fra i più diffusi ci sono i piatti e i contenitori realizzati con la polpa di cellulosa, detta anche bagassa. Costituita da fibre residue della lavorazione della canna da zucchero spremuta nel mulino per estrarne il succo, questo materiale è resistente a temperature anche superiori ai 150 gradi, il che permette di impiegarlo in sicurezza anche per cibi caldi. Una peculiarità quest’ultima che non incide sul compostaggio, sul quale agiscono anche umidità e presenza di enzimi e batteri. Indicati per il forno a microonde e spesso anche per il forno tradizionale, a proporli sono diverse aziende come Ecobioshopping o Matrec. Diglass li realizza nella versione porta-bicchiere. Secondo l’Osservatorio dell’azienda Minimo Impatto 100 chili di questo materiale smaltiti nel compostaggio corrispondono a 25 chili in meno di CO2. Inoltre il compost risultante dallo smaltimento può essere riutilizzato come humus fertile per il terreno.
Esistono anche piatti e vassoi in foglie di palma che si staccano naturalmente e vengono raccolte senza danneggiare la pianta. Possono contenere cibi sia freddi che caldi, anche unti o liquidi. Non vanno però utilizzati nel forno tradizionale né in quello in microonde. Un’altra alternativa è data dai piatti di crusca di frumento, realizzati dall’azienda polacca Biotrem, acquistabili in anche in Italia per esempio su Bonfitaly. La tecnologia di produzione è stata messa a punto usando solo crusca di frumento, cioè il residuo della macinazione dei cereali, e vapore. Non richiede grosse quantità di acqua, né estrazione di materie prime o uso di composti. Da una tonnellata vengono prodotti fino 10 mila pezzi. Questi piatti sono adatti per pietanze sia calde che fredde, possono essere utilizzati in forno a microonde fino 180 gradi e sono completamente biodegradabili in 30 giorni.
Bicchieri
Al posto dei bicchieri di plastica – che secondo i dati di Legambiente rappresentano il 46% dei rifiuti da consumo di cibi da asporto – ci sono i prodotti realizzati con bioplastiche come l’acido polilattico, detto Pla. Questo materiale, nato come alternativa al polietilene derivato dal petrolio, si ottiene a partire da materie prime di origine 100% vegetale, derivate dagli zuccheri delle piante come amido di mais, manioca, canna da zucchero o barbabietola. Secondo la norma europea EN 13432, che definisce i requisiti che gli imballaggi devono possedere per poter essere recuperabili, il Pla è biodegradabile e compostabile. È impiegato nella realizzazione anche dei piatti monouso e dei sacchetti per la raccolta dell’umido.
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Su Ecostoviglie si possono trovare bicchieri in questo materiale da usare per bevande come acqua, succhi, the freddi, spremute e tisane fino a un massimo di 40 gradi. Sopra questa temperatura ci sono quelli dedicati alle bevande calde (fino a una temperatura massima di 85°C) come il caffé, realizzati in cartoncino rivestito al loro interno da un film in Pla. Quando ci sono i coperchi sono in Cpla, Pla cristallizzato con maggior resistenza termica e durezza, e permettono di sopportare temperature fino a 80°C. Poi ci sono i bicchieri in Mater-Bi, un tipo di bioplastica innovativa usata anche per piatti e posate, oltre che per i sacchi per l’umido e i sacchetti della spesa, le coppette per il gelato, i teli agricoli. Contiene componenti vegetali, come l’amido di mais e polimeri biodegradabili ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile che di origine fossile. Per quanto riguarda la raccolta differenziata i prodotti in bioplastica si buttano nell’organico se espressamente certificati compostabili. Alcuni bicchieri, se indicato sulla confezione, possono essere invece conferiti nella carta.
Posate
Le posate più ecologiche sono quelle fatte di legno. Soprattutto quello betulla che ha una grande resistenza e, a differenza di altri tipi di legno, non deve essere sbiancato, così da non subire quindi trattamenti chimici di alcun tipo nel rispetto dell’ambiente. Per la produzione si utilizza il materiale scartato da altre lavorazioni e che verrebbe gettato via se non fosse riutilizzato a questo scopo. La betulla inolte non crea schegge, è insapore ed è robusta per qualsiasi tipo di cibo. Si possono trovare anche forchette, cucchiai e coltelli in bambu o che combinano la crusca di frumento con bioplastica Pla completamente biodegradabile, realizzate dalla stessa azienda polacca che ha ideato i piatti con il medesimo materiale.
Cannucce
Chi non vuole rinunciare al piacere di sorseggiare lentamente la sua bevanda preferita con una cannuccia ha a disposizione alternative di ogni tipo, e letteralmente per tutti i gusti, sul sito di Rgmania, azienda specializzata in attrezzature per bar e ristoranti. Si possono scegliere in carta oppure in bioplastica, in bambù, in paglia. E anche commestibili: aromatizzate allo zenzero, al limone, alla fragola, al lime o alla mela come quelle di Sorbos, realizzate con zucchero glassato, amido di mais ed acqua, 100% biodegradabili.
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Esistono poi anche le alternative lavabili e riutilizzabili in acciaio o vetro, che sarebbero sempre da preferire. Per le cannucce come per tutte le altre stoviglie. I materiali alternativi inquinano meno della plastica, responsabile dell’84% dei rifiuti marini, ma potrebbero nascondere sostanze pericolose per la salute umana. Lo dimostra uno studio dell’Organizzazione europea dei consumatori che a maggio 2021 ha analizzato stoviglie monouso fatte di carta, canna da zucchero o foglie di palma in quattro Paesi tra cui l’Italia, trovando i residui di pesticidi e pfas (sostanze perfluoro alchiliche) nel 53% dei prodotti.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-02-03 02:00:00 ,
www.repubblica.it