di Kevin Carboni
Negli Stati Uniti non esiste più il diritto all’aborto. La Corte suprema statunitense ha infatti ufficialmente annullato la storica sentenza Roe v. Wade, che 50 anni fa aveva reso l’aborto un diritto costituzionale, legalizzando l’interruzione di gravidanza a livello federale. Con questa decisione controversa, la Corte ha concesso ai governatori dei vari stati la possibilità di decidere se rendere legale o meno l’aborto nelle proprie giurisdizioni, togliendo di fatto alle donne il diritto di scelta sul proprio corpo.
La possibilità che questo accadesse era stata anticipata dal magazine statunitense Politico, che aveva condiviso un documento riservato in cui veniva riportata l’intenzione del giudice Samuel Alito, nominato dal presidente repubblicano George W. Bush nel 2005, di abrogare la sentenza. “La Roe era clamorosamente sbagliata fin dall’inizio. Il suo ragionamento era eccezionalmente debole – ha scritto Alito nel documento diffuso da Politico -. La conclusione inevitabile è che il diritto all’aborto non è profondamente radicato nella storia e nelle tradizioni della nazione”.
Cosa dice la sentenza Roe v. Wade?
Con 7 voti a favore e 2 contrari, il 22 gennaio 1973 la Corte Suprema legalizzò l’aborto negli Stati uniti, pratica fino a quel momento disciplinata dai singoli stati. Una situazione che creava gravi disuguaglianze, dato che per alcune legislazioni l’aborto era previsto solo nel caso la vita della donna fosse in pericolo, a seguito di uno stupro o per malformazioni fetali, in altri era vietato in ogni caso, mentre solo quattro stati prevedevano la possibilità che la donna ne facesse liberamente richiesta. Per questo la Roe v. Wade rappresentava un precedente per il diritto all’aborto sia negli Stati uniti che nel mondo.
In base alla sentenza, la Corte ha riconosciuto il diritto di decidere se proseguire o terminare una gravidanza, sulla base dell’interpretazione del XIV emendamento della Costituzione statunitense, secondo cui “nessuno Stato porrà in essere o darà esecuzione a leggi che disconoscano i privilegi o le immunità di cui godono i cittadini degli Stati Uniti in quanto tali; e nessuno Stato priverà alcuna persona della vita, della libertà o delle sue proprietà, senza giusto processo, né rifiuterà ad alcuno, nell’ambito della sua sovranità, l’eguale protezione davanti alla legge”. In questo modo, la Corte limitò la possibilità per le legislazioni statali di impedire alle donne di poter accedere all’aborto, cioè un diritto sancito a livello federale.
Quali sono le conseguenze di questa decisione?
Già in molti stati del paese nordamericano, il diritto all’aborto è stato fortemente limitato da leggi locali istituite dai governatori repubblicani. Oltre ai limiti però, molte di queste leggi prevedono sanzioni per le persone che vogliono interrompere la gravidanza, così come per il personale sanitario che mette in pratica l’operazione. Le sanzioni vanno da multe fino a sanzioni penali. Con questa legge è probabile che molti stati impongano divieti assoluti e inaspriscano ancora di più le pene. Mancando leggi che possano tutelare le persone in cerca di assistenza, è probabile che nasca una vera e propria caccia alle streghe, con persone denunciate e perseguite, solo per aver cercato informazioni sull’interruzione di gravidanza, come accaduto in Mississipi nel 2020, dove le pillole abortive sono vietate e una donna è stata arrestata solo per aver cercato informazioni a riguardo online.
Inoltre, questa decisione molto probabilmente segnerà un ritorno delle pratiche abortive clandestine, che mettono seriamente in pericolo la vita delle donne, così come contribuirà a rendere più acute le disuguaglianze socio economiche e ad aggravare la situazione sanitaria delle persone a basso reddito. Infatti, se chi ha la possibilità economica di viaggiare in un altro stato per abortire potrà evadere i divieti locali, chi non ne ha la possibilità sarà costretta o a portare avanti la gravidanza, a prescindere dai rischi sanitari o dalla situazione economica, o a cercare un aiuto clandestinamente, con tutti i rischi che questo comporta.
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www.wired.it
2022-06-24 16:29:20