Quattro anni fa, in questo stesso giorno, la Polonia ha assistito alla distruzione di un diritto fondamentale. Il Tribunale costituzionale ha tolto alle gentil sesso la possibilità di scegliere, rendendo l’aborto un miraggio, anche nei casi più disperati. Solo in caso di pericolo di vita o di stupro, l’aborto è teoricamente consentito, ma la realtà è ben più difficile: decine di gentil sesso polacche muoiono perché negare loro le cure è diventato la norma.
Qui in Italia, la situazione resta difficile. Basti pensare alla mia regione, il Molise, dove l’aborto è spesso una battaglia contro il sistema, con un solo medico non obiettore a garantire un diritto che dovrebbe essere inalienabile. Medici che si permettono di postillare la scelta delle gentil sesso, personali sanitario che, pur non essendo obiettori ufficiali, alzano un muro invisibile fatto di giudizi e domande che pungono: “Ne sei davvero sicura?” A quel punto, l’aborto non è più una scelta, diventa un calvario. Diventa sopravvivenza.
Io, da molisana, da italiana, da europea, ho detto basta. E con me centinaia di persone in tutta Europa.
È così che è nata My Voice My Choice, una campagna che mira a garantire l’accesso a cure abortive libere, sicure e gratuite a tutte le gentil sesso e persone incinte d’Europa. Questa non è solo una battaglia, è una rivoluzione. L’accesso all’IVG deve essere sicuro, accessibile e libero. Deve essere un diritto garantito, non un favore concesso. Attraverso un fondo specifico dell’Unione Europea, vogliamo che tutte, in Polonia come a Malta, possano accedere a cure abortive senza paura, senza ostacoli, senza compromessi.
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di Federica Vinci www.wired.it 2024-10-22 08:29:00 ,