E così, ad oggi, prove che la rabdomanzia funzioni non ce ne sono. E non c’è da stupirsi, visto che si tratta di un fenomeno per il quale mancherebbe anche una qualunque spiegazione causale. A cosa dovrebbe rispondere la bacchetta di un rabdomante, insomma, non è chiaro a nessuno. Se esistono effluvi, radiazioni, campi energetici o altre emanazioni che permettono di sentire la presenza di acqua corrente, nessuno le ha mai identificate con un qualche strumento. Mentre di possibili spiegazioni perfettamente razionali per il fenomeno della rabdomanzia ce ne sono parecchie, nessuna delle quali ha però a che fare con il captare realmente la presenza di qualcosa nel sottosuolo.
“È possibile che i rabdomanti colgano inconsciamente dei segnali nell’ambiente, e che i movimenti delle loro bacchette indichino quello”, ha spiegato al New Scientist Richard Wiseman, professore di Public Understanding of Psychology della University of Hertfordshire. “Quindi, ti rendi conto che una pianta sembra particolarmente verde, o ci sono certi vegetali che crescono in posti particolari, e magari significa che c’è dell’acqua nel sottosuolo. Quello che sappiamo per certo è che non stanno identificando direttamente la presenza di acqua, perché tutti i test di laboratorio hanno dimostrato che, semplicemente, non ci riescono”.
Se i rabdomanti hanno quindi realmente una qualche capacità di identificare le aree più promettenti per scavare un pozzo (basandosi sull’esperienza, anche senza dover tirare in ballo capacità psichiche o pratiche mistiche), cos’è che muove le loro bacchette quando pensano di aver trovato dell’acqua? Malafede, o potrebbe esserci in gioco dell’altro? In effetti, è possibile che siano loro stessi a provocare i movimenti degli strumenti, pur essendo in completa buona fede. Il fenomeno si può spiegare infatti come un esempio di effetto ideomotorio: cioè di movimenti compiuti in risposta a segnali e aspettative del tutto inconsci.
È un fenomeno chiamato spesso in ballo per spiegare molti fenomeni apparentemente soprannaturali, ed al lavoro ogni volta che ci si utilizza con successo una tavola ouija. Come fa notare qualcuno, anche tirando a caso spesso può essere relativamente facile trovare dell’acqua, scavando abbastanza in profondità. Questo, unito magari a un’effettiva esperienza del rabdomante nel cogliere gli indizi che indicano la presenza di acqua corrente, spiegherebbe in che modo viene deciso il punto da indicare, e il fatto che a volte qualcuno magari ci si azzecca più spesso del normale. I movimenti involontari delle mani fanno quindi il resto, incrociando le bacchette (o muovendo i pendoli, ecc…) nel punto scelto, all’insaputa dello stesso rabdomante.
Leggi tutto su www.wired.it
di Simone Valesini www.wired.it 2023-02-05 05:40:00 ,