ROMA – Aveva avuto tempo, suo malgrado, per pensare a un saluto al mondo. Così, quando nel pomeriggio Roberto Renga è scomparso, all’età di 76 anni, la famiglia sapeva cosa fare: pubblicare il suo ultimo tweet, un commiato pensato più di un anno fa: “Non posso lamentarmi. Sono stato molto amato e molto odiato. Il mio perdono a tutti meno tre”. Sono queste le ultime parole pubbliche del popolare giornalista, per anni firma delle pagine sportive del Messaggero, da tempo in lotta contro il male. “Papà ci ha lasciati nel pomeriggio di oggi. Il suo ultimo tweet è postumo, pensato un anno fa. Data e luogo dei funerali saranno comunicati nella giornata di domani”, l’annuncio dato dal figlio Francesco, sempre via twitter, un mezzo che Renga aveva imparato ad apprezzare negli anni. Negli ultimi anni, la sua dimora era stata l’emittente radiofonica Radio Radio, dove aveva continuato a commentare il cammino di Lazio e Roma. Senza rinunciare alla critica, sempre elegante.
Sì, perché Renga è stato “scomodo ma autentico”, come ha scritto l’ex direttore generale della Federcalcio Antonello Valentini: “Roberto non faceva sconti,ma la sua onestà intellettuale,la sua vis polemica, la sua arguzia e la sua professionalità erano e rimarranno un patrimonio del giornalismo italiano. In un giornalismo sempre più codino e compiacente, mancheranno il suo rigore professionale, la caccia alla notizia, la difesa delle proprie idee, la capacità di confrontarsi senza scorciatoie e convenienze”.
Qualità che Renga ha mostrato non solo nelle sue critiche sportive sulle pagine del quotidiano romano, ma anche con alcuni libri: “Una storia nazionale”, in cui ha ripercorso tappe importanti della maglia azzurra e lo scandalo di Calciopoli vissuto dai calciatori della Nazionale, e poi “La partita del diavolo: Dalla tragedia dell’Heysel a una storia d’amore e di violenza. Fra teppisti-mercenari, partite vendute, omicidi e giochi di potere”. E prima, una autobiografia, “Ho ballato con Mandela”, in cui la sua vita intrecciava le vicende del calcio italiano svelando curiosità e aneddoti, ad esempio cosa si dissero Baggio e Sacchi a New York. Ma il suo nome, che ha vissuto della notorietà data anche dagli anni della tv, è stato spesso associato al Calcioscommesse degli Anni ’80, di cui Renga fu tra i primissimi a scrivere sulle colonne di Paese Sera. Un giornale per cui mantenne sempre a lungo una profonda nostalgia. La stessa che i suoi lettori hanno già iniziato a provare per lui.