Ma poi si è parlato di lei sempre meno per la musica, e sempre più per le questioni di carattere personale. La depressione, il disagio mentale, le conversioni, non ultima quella all’Islam. Ma forse Sinéad O’Connor non è diventata la rockstar mondiale che avrebbe potuto essere per quella sua abitudine a pensare con la sua testa, a non sottostare alle regole, all’abitudine di dire quello che pensava. È passato alla storia, infatti, il suo gesto eclatante messo in scena una sera al Saturday Night Live: quello di strappare, in diretta, la foto del Papa, Giovanni Paolo II, per protestare contro gli abusi sessuali perpetrati sui bambini all’interno della Chiesa cattolica. Durante una versione a cappella di War di Bob Marley strappò la foto mentre pronunciava la parola “male”. Un gesto che è stato definito uno dei gesti più punk di sempre. Ma un altro gesto eclatante fu quello di rifiutare un Grammy Award, nel 1992, dicendo di non riconoscersi nell’industria musicale. Sono gesti che ci spiegano chi fosse Sinéad O’Connor. E che hanno anche segnato e condizionato la sua carriera.
Una voce non virtuosa ma emozionale
Una carriera di cui restano due dischi bellissimi, i primi due, The Lion And The Cobra, e I Do Not Want What I Haven’t Got, album ottimi come Universal Mother, e perle come You Made Me The Thief Of Your Heart e I’m Not Your Baby. E quella Drink Before the War, tratta dal suo primo album, che è stata al centro di una delle scene più toccanti della seconda stagione di Euphoria. Ascoltando adesso queste canzoni e questi dischi non ci sembrano invecchiati affatto. All’epoca ci era sembrata una musica nuova, dirompente. Ma non è proprio così. Quelle canzoni in realtà si muovono reinventando un suono piuttosto tradizionale, tra rock e folk. Ma è proprio la vocalità di Sinéad O’Connor che le rendeva qualcosa di nuovo. Una voce che si muoveva tra piani e forti, capace di mandare bagliori e poi tenebre, di essere sommessa come lancinante, una voce che non voleva essere educata ma rabbiosa, non virtuosa, ma emozionale. Una voce moderna, unica. Niente può portare via questa tristezza. Ma quella voce è qualcosa che resterà.
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di Maurizio Ermisino www.wired.it 2023-07-27 12:51:34 ,