ROMA – I gabbiani reali, riconoscibili dalle pinne gialle, le lepri, i conigli selvatici; ma anche le volpi, gli aironi, le rondini, i rondoni. Tra il 2020 e il 2021, questi animali si sono riprodotti in massa nelle nostre città perché i lockdown hanno ridotto drasticamente la circolazione delle auto, l’inquinamento, i rumori.
Il risveglio della fauna selvatica sarebbe una notizia solo bella e commovente se non avesse impattato sulla circolazione degli aerei italiani creando delle situazioni di rischio.
Nel suo ultimo rapporto “Wildlife Strike”, l’Enac – garante della sicurezza nei nostri cieli e negli scali – conteggia 1617 collisioni tra animali e velivoli nel solo 2021, l’anno più difficile di sempre. È vero. Il record resta al 2019, quando gli impatti sono stati ben 2095 in Italia.
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Ma le cose sono andate peggio l’anno scorso perché il numero di voli è stato molto più basso – nel 2021 rispetto al 2019 – proprio per i colpi di coda della pandemia. Il presidente di Enac, Pierluigi Di Palma, assicura che non siamo in una condizione di grave allarme, “ma non bisogna abbassare la guardia”.

Il comico Daniele Raco, che il 18 agosto era a bordo dell’Airbus 320 di Ita Airways in volo da Genova a Roma Fiumicino, ci aiuta a capire quanto pesante sia una situazione del genere.
Scrive Raco sul suo profilo Facebook: “Mettiamola così, dopo trent’anni di aerei presi doveva succedere. Un gabbiano nel motore, scoppi ripetuti, panico, il motore che viene spento e l’aereo che rientra a Genova”, per un atterraggio di emergenza, per fortuna senza alcuna conseguenza. Merito anche dei piloti di Ita che il comico loda con slancio.
Scrive il Rapporto Enac che la moltiplicazione di animali selvatici nei mesi del Covid non spiega tutto. Intorno a molti, a troppi aeroporti italiani resistono realtà “attrattive” che richiamano mammiferi a terra e uccelli in aria.
L’aeroporto di Bari, ad esempio, ha vicino uno scalo militare con coltivazioni a grano, un viadotto della Statale 16 Bis dove nidificano i piccioni, una discarica legale certo, ma regno dei gabbiani. Scenario non molto diverso a Brescia, con una discarica, aree dell’Aeronautica militare abbandonate a una colonia di lepri, bacini d’acqua in cave vicino allo scalo e vasche ittiche. Rapaci, in particolare barbagianni, sono nella ex base Nato di Comiso.
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di
Lucia Landoni

La Regione Lombardia – aggiunge il Rapporto – ha sospeso la cattura delle lepri che così si sono moltiplicate e hanno disturbato gli aerei di Bergamo Orio al Serio per 16 volte (nel 2021) rispetto alle 4 dell’anno prima. Spesso sono state risucchiate nei motori in fase di decollo.
L’impatto sul muso dell’aereo è l’evento più ricorrente nel 2021 (sono 141 i casi), seguito proprio dall’incendio o dall’avaria del motore (114) per il risucchio dell’animale, che conosce peraltro una morte atroce.

Non aiuta l’Italia la sua conformazione. Alcuni aeroporti sono vicini o vicinissimi al mare. Sì pensi solo a quelli di Napoli, Genova, Reggio Calabria, Brindisi, a Bari che è ridosso del porto, a Cagliari circondato dalla laguna di Santa Gilla, a Roma Fiumicino.
Questi scali sono investiti da flussi migratori di uccelli che non è possibile controllare. E alla fine l’Italia si rivela uno dei Paesi più a rischio con una media di quasi 10 impatti ogni 10 mila voli (tra il 2006 e il 2021). Più di Stati Uniti, Canada, Australia; più di Francia, Germania e Regno Unito.
Spiega l’ingegnere Claudio Eminente, curatore del Rapporto Enac, che noi italiani abbiamo anche sviluppato una cultura della prevenzione. A Bari i falconieri fanno ancora alzare i loro rapaci addestrati alla cattura degli uccelli indesiderati. Torino conta anche su due cani (border collie) per spaventare gli uccelli di grossa taglia.
Nei diversi aeroporti sono spesso in uso, poi, fari ad alta intensità e laser per allontanare i volatili, cannoni a gas propano che emettono ultrasuoni sgraditi agli animali, gabbie per catturarli (senza ferirli), fuochi d’artificio mirati (a Bergamo).

repubblicawww@repubblica.it (Redazione Repubblica.it) , 2022-08-24 23:22:05 ,www.repubblica.it