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I soccorittori sono al lavoro tra le macerie, con “la massima cautela”, in una corsa contro il tempo per provare a salvare le sei persone che ancora risultano disperse dopo l’esplosione che alle 20.30 di sabato ha distrutto cinque palazzine e ne ha danneggiate altre tre a Ravanusa, paese di 10mila abitanti in provincia di Agrigento. Due edifici sono stati polverizzati, raccontano i presenti. Tre presone sono morte: Pietro Carmina, Enza Zagarrio e Liliana Minacori. Due donne (Giuseppa Montana e Rosa Carmina) sono state estratte vive dai resti della loro abitazione crollata e sono ricoverate in ospedale. Tra i dispersi c’è anche una donna incinta di 9 mesi. Le ore passano e da sotto le macerie non arrivano voci o altri segnali: “Questo non significa che abbiamo perso le aspirazioni di trovare vivi” i dispersi, dice al Tg3 Luca Cari, responsabile della comunicazione dei vigili del fuoco. La Procura di Agrigento ha aperto una indagine per disastro e omicidio colposo a carico di ignoti: secondo le prime ricostruzioni, la deflagrazione è stata causata da una grossa fuga di gas dalla tubatura del metanodotto. Il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, racconta di aver ricevuto la telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Mi ha manifestato la vicinanza alla comunità di Ravanusa e ha espresso il suo cordoglio“. Intanto, Italgas con una nota fa sapere di non aver ricevuto alcuna segnalazione riguardo a una perdita di gas prima dell’esplosione.
Il boato è stato sentito anche nei paesi vicini, uno dei sopravvissuti lo paragona a “una bomba atomica, abbiamo anche pensato che un aereo fosse caduto qui vicino”. “Mia moglie stava allattando la bimba di 4 mesi quando abbiamo sentito lo scoppio e abbiamo pensato che l’edificio si fosse spostato”, racconta il docente Calogero Bonanno, “siamo vivi per miracolo”. La protezione civile parla di un’onda d’urto di almeno 100 metri. La zona dell’esplosione sembra uno scenario di guerra: macerie, vetri rotti, detriti e un acre odore di bruciato ovunque. Sul posto le forze dell’ordine, le squadre di soccorso e il 118. “C’è una devastazione totale su una superficie molto molto estesa, uno scenario insolito perché generalmente i danni da esplosione da gas sono più contenuti”, spiega Cari, descrivendo lo scenario che si è presentato davanti ai pompieri a Ravanusa. I vigili del fuoco che stanno concentrando le ricerche in un punto specifico. Non ci sono però allo stato segnali di persone in vita. “I tempi sono ancora compatibili con la possibilità di trovare persone in vita – dice ancora Cari – le aspirazioni ci sono ancora”.
Le cause – “Il gas si è accumulato o nel sottosuolo o in un ambiente chiuso. A innescare l’esplosione potrebbe essere stata anche l’attivazione dell’ascensore”, ha detto il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino. “Nei prossimi giorni faremo accertamenti più approfonditi – ha aggiunto – certo è che una esplosione così è un evento eccezionale”. Tra le cause della rottura del tubo potrebbe esserci il maltempo o uno smottamento del terreno. “Sicuramente c’è stata una fuoriuscita di gas che ha creato una sorta di sacca di metano espansa – ha spiegato Salvatore Cocina direttore della protezione Civile regionale – la forza dell’esplosione, forse innescata dall’avvio di un ascensore, potrebbe essere stata potenziata da una stufetta a gas, ma è ancora troppo presto per dirlo”
Le vittime e i dispersi – L’esplosione ha coinvolto in particolare un intero nucleo familiare in una delle palazzine crollate. Nell’abitazione, in piani diversi, c’erano un’anziana donna e i tre fratelli con le rispettive mogli. Al primo piano viveva Rosa Carmina, trovata viva tra le macerie. Al secondo piano c’era la cognata: Giuseppa Montana, anche lei sopravvissuta. Il fratello di Rosa, Pietro Carmina, è deceduto. Al terzo piano viveva un altro fratello, Angelo Carmina, che risulta disperso, mentre la moglie Enza Zagarrio è morta. Il figlio Giuseppe Carmina era presente insieme alla moglie Selene Pagliarello incinta di nove mesi. Erano andati a far visita ai genitori e domani lei sarebbe dovuta partire per Milano per la laurea del fratello. Entrambi sono dispersi. Al quarto piano c’erano il terzo fratello, Calogero Carmina, la moglie Liliana Minacori – anche lei deceduta – e il figlio Giuseppe.
Il racconto – “E’ improvvisamente andata via la luce, poi sono venuti giù il tetto e il pavimento”. E’ il drammatico racconto di Rosa Carmina, una delle due superstiti del crollo . La donna, 80 anni, estratta viva dalle macerie, è stata intervistata da Repubblica nell’ospedale di Licata dove è stata portata dopo essere stata estratta dalle macerie della sua dimora. Carmina ha raccontato le voci dei vigili del fuoco mentre era sepolta dai sassi e di aver urlato fino a farsi trovare. Ha sentito anche la cognata, che abitava al piano di sopra, invocare aiuto. Anche lei si è salvata ed è stata recuperata poco dopo. “Non ho sentito alcun odore di gas nei giorni scorsi”, ha precisato la donna.
L’indagine – “Faremo una mappatura attenta dei luoghi: partiamo da una fuga di metano ma non escludiamo alcuna pista”, ha detto il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio dopo un incontro in Comune con i soccorritori, ribadendo di aver aperto un fascicolo di inchiesta per disastro e omicidio colposo. La procura ha già nominato un consulente tecnico e nelle prossime ore i magistrati e gli investigatori faranno un nuovo sopralluogo con i vigili del fuoco. “Al momento c’è un’area di 10mila metri quadrati sotto sequestro, interessata dall’esplosione. Non è escluso – ha aggiunto Patronaggio – che dopo il nuovo sopralluogo possa essere più estesa”.
Intanto la Italgas, con una nota, ha fatto sapere che “non risultano segnalazioni di alcun tipo giunte nell’ultima settimana al servizio di Pronto Intervento che lamentassero perdite di gas”. La prima segnalazione è arrivata dopo l’esplosione: “Il personale tecnico della Società – si legge – è giunto sul posto alle ore 21:20. L’intervento di primo sezionamento della rete, finalizzato alla messa in sicurezza della condotta, è iniziato alle ore 24 a seguito della relativa autorizzazione da parte dei Vigili del Fuoco. Alle ore 2:05 di oggi i tecnici di Italgas Reti hanno completato le operazioni di isolamento del tratto di tubazione che attraversa l’area interessata dall’evento. La tubazione è in acciaio del diametro di 100 mm ed esercita in bassa pressione. Sul tratto di condotta interessato non vi erano cantieri di Italgas Reti”. E aggiungono che la “rete di distribuzione di Ravanusa è stata ispezionata interamente sia nel 2020 che nel 2021“.
Una versione diversa da quella offerta invece dal consigliere comunale di Ravanusa, Giuseppe Sortino: “Negli ultimi sette giorni so che diversi cittadini hanno lamentato la puzza di gas nella zona che chiamiamo via delle Scuole Don Bosco in contrada Masciminici, nella zona dov’ è avvenuta la tragedia, ma nessuno è intervenuto, sia il sindaco che i tecnici del gas non hanno ricevuto segnalazioni”. E continua spiegando che “purtroppo non è la prima volta che si registrano fughe di gas, tamponate nel tempo con interventi di manutenzione da parte dei tecnici. Ma se pensiamo che la rete del metano è stata realizzata quasi quarant’anni fa, considerato che Ravanusa è stato uno dei primi paesi ad avere il metano, credo che non ci sia stata una manutenzione adeguata. Questo è un paese vecchio, chiediamo attenzione al governo regionale”, conclude.
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di F. Q.
www.ilfattoquotidiano.it
2021-12-12 19:23:08 ,