A che punto è l’adozione dell’Artificial intelligence act (AI Act) nelle aziende italiane, a sei mesi dall’approvazione? Dai dati della osservazione dell’Osservatorio Artificial intelligence del Politecnico di Milano – che ha coinvolto 86 grandi organizzazioni italiane – emerge un bilancio in chiaroscuro. Il 51% delle aziende fatica a comprendere il quadro normativo (l’8% lo ignora del tutto, mentre il 43% ha molti dubbi). Nel contempo il 49% ha pochi interrogativi o ha già chiaro lo scenario normativo. Anche la compliance all’AI Act presenta dinamiche simili: solo il 6% delle aziende si considera già conforme, mentre il 52% ritiene gli obblighi mediamente stringenti, il 25% li considera molto rigidi e l’8% eccessivi.
Dai dati emerge come la percezione della normativa cambia a seconda delle industry: finanza e assicurazioni, settori che dimostrano familiarità con normative complesse, vedono l’AI Act come un’estensione naturale delle norme esistenti, mentre industria e automotive temono restrizioni eccessivamente pesanti.
Cos’è l’AI? La definizione che confonde le imprese
Uno dei problemi principali riguarda la definizione dei sistemi di intelligenza artificiale, stabilita dall’AI Act. Il testo la definisce così: “Un sistema basato su macchina progettato per operare con diversi livelli di autonomia e che può mostrare adattabilità dopo il suo impiego, e che, per obiettivi espliciti o impliciti, deduce, in base agli input che riceve, come generare output come previsioni, contenuti, raccomandazioni o decisioni che possono influenzare ambienti fisici o virtuali”.
Qui nascono i problemi: la definizione non è sempre chiara e si fatica a capire quali sistemi rientrino nelle disposizioni dell’AI Act. Un’incertezza che rappresenta un freno, soprattutto per le imprese che si limitano a utilizzare strumenti standard come Copilot, senza dotarsi di un vero sviluppo interno dei sistemi di intelligenza artificiale.
Un altro problema riguarda la complessità della normativa, che si inserisce in un quadro regolatorio già molto fitto, comprendente Gdpr, cybersecurity e copyright. Quindi molte aziende non dispongono delle competenze interne per sostenere questi obblighi e saranno costrette a ricorrere a consulenti esterni, aumentando i costi e allungando i tempi di adeguamento.
Infine, il rischio è che alcuni paesi europei riescano a creare un ecosistema più favorevole all’innovazione, mettendo l’Italia in una posizione di svantaggio rispetto alle economie più rapide nell’adeguarsi.
Tecnologie sotto controllo: le aziende avviano la mappatura
Tra gli elementi favorevoli all’adozione dell’AI Act la osservazione evidenzia la possibilità di garantire maggiore sicurezza e trasparenza. La regolamentazione spinge le aziende a centralizzare i processi decisionali, riducendo la frammentazione e migliorando la governance della tecnologia.
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di Massimo Fellini www.wired.it 2025-02-28 05:20:00 ,