Airbnb sta cercando di ottimizzare l’esperienza degli utenti limitando quanto più possibile gli annunci fake degli host. Proprio per questo, la società ha annunciato che avvierà un processo di verifica delle inserzioni nei suoi cinque mercati principali – Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito e Francia – entro la fine dell’anno, per poi espanderlo ad altri trenta paesi entro il prossimo autunno. A partire da febbraio, come ha riferito il CEO Brian Chesky, gli annunci di Airbnb saranno contrassegnati da una spunta di verifica, così da rassicurare gli utenti sull’integrità degli host e sulla veridicità degli alloggi.
In questo modo la piattaforma spera di risolvere le problematiche di annunci di proprietà inesistenti, o appartenenti a un altro proprietario rispetto all’host menzionato, che la popolano oramai da mesi. Sempre più spesso, infatti, i malintenzionati cercano di sottrarre denaro agli utenti fingendo di essere i proprietari di alloggi bellissimi che poi si rivelano essere un fake. Motivo per cui Airbnb ha scelto di intensificare i suoi sforzi per la verifica degli annunci, chiedendo agli host maggiori dettagli riguardo gli alloggi in affitto e avvalendosi del supporto della combinazione di “intelligenza artificiale e revisione umana”.
Questo significa che gli host che pubblicano una nuova proprietà sulla piattaforma dovranno caricarne le immagini corredate di dati GPS, così da favorire la verifica da parte di Airbnb. Per gli annunci già esistenti, invece, la società si occuperà di esaminare la cronologia delle prenotazioni, le recensioni degli utenti e i dati forniti dagli host. Una combinazione che dovrebbe bastare per garantire agli utenti di non incappare in inserzioni fasulle di alloggi fatiscenti, soprattutto considerando che Airbnb si è ripromessa di agire contro quegli host che non invieranno tutte le informazioni richieste, arrivando addirittura a limitarne l’account. D’altronde, soltanto quest’anno sono stati quasi 60.000 gli annunci fasulli rimossi dalla piattaforma, il che ha costretto la società ad affrontare la situazione. O verificare gli host o mettere a rischio la sicurezza degli utenti.
Leggi tutto su www.wired.it
di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-09-20 14:32:44 ,