Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Autism research ha evidenziato l’efficacia terapeutica dei robot umanoidi nella riabilitazione dei bambini con disturbo dell’autismo. La ricerca è stata condotta dal laboratorio italiano di Social cognition in human-robot interaction, guidato da Agnieszka Wykowska presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), in collaborazione con gli psicologi del Centro Boggiano Pico dell’Opera Don Orione di Genova. Il centro tecnologico ha sviluppato qualche anno fa un robot umanoide denominato iCub, caratterizzato da un’altezza di 104 centimetri e un peso di 22 chili, che simula le fattezze di un bambino di circa tre anni e dispone di espressioni facciali straordinariamente realistiche. Oggi il robot ha finalmente dimostrato la sua efficacia nel contesto clinico.
Durante la seduta, iCub affianca i terapeuti nell’attività clinica classica e interagisce in base alle competenze esclusive di ogni bambino. Nello specifico, nel corso del training il robot manipola un cubo in gommapiuma con un’immagine diversa su ogni faccia, mentre il bambino viene stimolato a mettersi nei panni di iCub e a identificare l’immagine osservata dal robot, allenando così la competenza a immedesimarsi nel punto di vista dell’altro.
Il disturbo dello spettro autistico, caratterizzato da deficit comunicativi e nelle interazioni sociali, rappresenta un insieme variegato di disturbi del neurosviluppo che emerge durante l’età evolutiva. Le persone nello spettro autistico spesso presentano difficoltà nell’empatizzare e comprendere il punto di vista altrui, abilità cruciali per lo sviluppo delle competenze sociali. La terapia con il robot iCub mira specificamente a potenziare tali abilità fondamentali. I risultati preliminari della sperimentazione indicano un miglioramento delle competenze sociali nei bambini coinvolti nei percorsi terapeutici che utilizzano anche il robot.
Il team di ricerca ha individuato una propensione dei bambini con autismo a interagire con i robot umanoidi. In effetti, stabilire relazioni con un altro essere umano può rappresentare una sfida per coloro che hanno questo tipo di diagnosi, poiché potrebbe comportare una sovrabbondanza di stimoli difficili da interpretare. In questo contesto, iCub risolve il problema consentendo di frammentare un comportamento umano complesso in parti più gestibili. “I bambini con autismo si sentono sopraffatti da comportamenti imprevedibili o variabili. Qualcosa di fisso, molto prevedibile e ripetitivo come un robot li fa sentire un po’ più a loro agio“, spiega a Wired Agnieszka Wykowska, la coordinatrice del progetto.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-01-07 05:30:00 ,