Il ministro: il risultato positivo e confortante. Se guardiamo alla Francia vediamo una forte polarizzazione. La vera sfida sar sulle disuguaglianze, servono segnali forti
Soddisfatto, ma cauto. Andrea Orlando, ministro del Lavoro e capodelegazione del Pd al governo, commenta la vittoria eppure non esulta, impressionato com’ dai numeri da brivido dell’astensione: Con il punto interrogativo della bassa affluenza, con cui bisogna fare i conti, mi pare un risultato positivo e confortante per il centrosinistra.
Il campo largo funziona?
Si conferma il fatto che una coalizione aperta, pi che larga, in grado di includere il civismo, competitiva a livello locale e pu contare su una selezione pi efficace della classe dirigente. Mi pare che il centrodestra invece paghi molto i tentativi di melonizzazione. Hanno provato a imporre uno schema nazionale rigido, con una egemonia di FdI, e credo sia solo l’anticamera di un processo pi generale che porter una trazione meloniana. O le altri componenti sono in grado di reagire, o si determineranno contraccolpi.
Il centrodestra si diviso, ma la storia insegna che alle Politiche arriveranno uniti.
Ogni elezione va presa a s, ma si possono trarre delle indicazioni. Un Pd che non mette dei veti e non li fa mettere uno schema che pu funzionare a livello nazionale. vero che il centrodestra ha probabilit di essere unito alle Politiche, ma oggi per la prima volta fa i conti con una unione a trazione fortemente estremista. Non conto sulla loro divisione, ma non penso sar una dinamica indolore.
Per Letta ora il governo pi forte. A Conte e Salvini non conviene uscire?
Soppeseranno bene le loro scelte. Quando si chiamati a condividere una responsabilit, bisogna mettere sulla bilancia anche quanto costerebbe una mossa irresponsabile. Non possiamo pensare che se uno di questi soggetti strappa, il governo va avanti fischiettando. No, si va a votare. Chi facesse cadere il governo ne pagherebbe la conseguenze.
Il risultato rafforza Letta, o ha ragione chi invoca un federatore alla Tommasi?
Il leader del partito perno della coalizione ha tutto il diritto di essere il riferimento dell’intera alleanza. Il tema fondamentale quale sia l’assetto migliore che la coalizione debba darsi. Prima dei nomi c’ un tema di posizionamento politico.
La scissione di Di Maio impone un rimpasto?
Se dovessimo stare all’aritmetica direi di no, se vogliamo partire dalla politica cerchiamo di capire qual il disegno che Di Maio vuole mettere in campo e quali le conseguenze sul M5S. Non vedo automatismi e, a pochi mesi dal voto, non avverto l’esigenza di uno stop nella realizzazione degli obiettivi di governo. Certo, c’ un interlocutore in pi e quindi la gestione sar pi complicata.
Meglio il campo largo o il nuovo Ulivo?
Le formule non mi appassionano. Continuare a chiamare campo largo una coalizione vuol dire che non ancora compiutamente risolto il tema pi importante: l’identit. Chi non andato a votare appartiene ai settori pi fragili della societ e se guardiamo allo scenario d’autunno vediamo come la crescita dell’inflazione e i contraccolpi della guerra possono determinare una crisi sociale forte. Sar molto importante avere una chiara priorit nella capacit di dare risposte.
Riuscir Letta a tenere dentro Conte, Di Maio, Speranza, Renzi e Calenda?
Bisogna puntare ad allargare quanto pi possibile, partendo non da una impalcatura ideologica, ma dall’agenda e dalle domande presenti nella societ, che cresceranno ancora di pi come ha dimostrato il voto francese. su priorit come salari, lotta precariet, transizione ecologica, attenzione alla sanit e alla scuola pubblica che bisogna misurare vicinanze e distanze dei potenziali protagonisti del cosiddetto campo largo.
L’asse privilegiato col M5S di Conte non esiste pi?
Credo che Conte sia stato al centro di una aggressione anche mediatica ingiustificata. La riflessione sugli assi privilegiati deve nascere dall’agenda di chiunque voglia fare parte della coalizione progressista e la scissione costringer il M5S a precisare meglio la propria proposta.
Pu nascere un grande centro attorno a Di Maio?
Vedo un certo accalcamento al centro. Rischiano di essere pi i leader del mondo moderato, con toni non sempre moderati, dei potenziali elettori. Se guardiamo alla Francia vediamo la tendenza a una forte polarizzazione del voto. Il centrosinistra si deve porre la questione di come dare un messaggio di radicalit. Molti elettori che hanno disertato torneranno al voto e rischiano di trovare parole radicali solo nel centrodestra.
Vuole spostare l’asse del Pd a sinistra?
Non si tratta di questo, dico che dobbiamo dare risposte soprattutto sui temi sociali come precariet del lavoro, salari e pensioni, che in autunno saranno presenti in modo ancora pi pressante. Il centrosinistra deve partire da qui, il che non vuol dire rinunciare ai diritti civili e altri temi identitari. La vera sfida sar sulle diseguaglianze e dobbiamo dare segnali forti. Noto che quando si parla di lavoro povero e salario minimo Meloni va in confusione.
Il Pd si batter per una legge proporzionale?
Se il centrodestra vuole evitare la trazione lepenista, deve fare una riflessione. Senn avremo il paradosso di una forza di estrema destra che diventa il punto di riferimento della coalizione. Tanti spagnoli sono rimasti colpiti da come Giorgia Meloni, in quel comizio in Spagna, abbia interpretato la destra di Vox.
28 giugno 2022 (modifica il 28 giugno 2022 | 07:07)
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Monica Guerzoni , 2022-06-28 05:08:03 ,