Una scelta simbolica e impegnativa, spiega il segretario dem Enrico Letta: «Perché l’Italia è indietro dal punto di vista della mobilità»
Si scaldano i motori della campagna elettorale, nel vero senso della parola. Enrico Letta, segretario del Pd, nel presentare il simbolo che comparirà sulle schede elettorali del 25 settembre, ha anticipato giovedì pomeriggio come si svolgeranno le ultime due settimane di campagna elettorale della lista «Insieme per un’Italia democratica e progressista»: a bordo di «un mini bus elettrico», che evoca i tour itineranti di Prodi e Renzi ma in chiave ambientalista. «Una scelta impegnativa- spiega- perché abbiamo capito quanto l’Italia sia arretrata da un punto di vista della mobilità elettrica. Fare un giro dell’Italia con un mezzo del genere è praticamente impossibile, ma noi lo faremo e gli incontri saranno scanditi dalle colonnine elettriche, cioè ogni 150 km», spiega Letta, «e questo dà l’idea dei limiti con cui l’Italia deve fare i conti». Accanto al segretario Pd ci sono il ministro Roberto Speranza che Letta ha tenuto a sottolineare «è uno dei protagonisti della campagna elettorale» e la vicepresidente dell’Emilia Romagna Elly Schlein.
La lista «Insieme per un’Italia democratica e progressista», ricorda il Pd, non nasce oggi: è l’approdo del lavoro di apertura che il Pd ha fatto nell’ultimo anno, con oltre mille Agorà, 100mila persone raggiunte, 900 proposte che confluiranno nel programma che sarà presentato sabato. L’obiettivo è quello di «raggiungere l’obiettivo di essere il 25 settembre la prima lista nel Paese», spiega Letta. Forti del passato recente, aggiungono gli amministratori. «L’Italia in questi due anni e mezzo ha avuto paura, e in questi momenti drammatici siamo stati la forza della speranza», sottolinea Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio».
«Sarà un combattimento pieno di fiducia e partecipazione», aggiungeRoberto Gualtieri, sindaco di Roma, evocando lo «spirito, determinazione, entusiasmo» con cui ha conquistato Roma, «con le forze che si uniscono per un’Italia più democratica, europea, giusta».
Le proposte di Ciani e Schlein
In campo Letta schiera alcuni tra i big della lista per anticipare lo schema di governo, anche se la tentazione di lanciare frecciate al centrodestra, che intanto ha presentato il suo programma, è fortissima. Paolo Ciani, segretario di Demos, propone ad esempio «per i giovani una misura che abbia i tassi e gli interessi concessi alla Lega per restituire i 49 milioni rubati allo Stato, 75 anni a tasso zero». E sottolinea: «Se un milionario ci propone di pagare le tasse con la stessa aliquota mi sembra ci sia una fregatura».
Anche Elly Schlein, pezzo «forte» della lista, non rinuncia ai riferimenti contro le «destre reazionarie», rimarcando che la formazione di Meloni non ha chiaramente assicurato che non ci saranno nostalgici del fascismo nelle loro liste«: «Non si è smarcata dalle ambiguità» e il «videomessaggio trasmesso ieri non basta».
Schlein, a cui va il record di like dalla diretta Facebook, è stata chiamata a portare lo spirito delle Agorà nel Paese: «Le Agorà- ricorda- sono un percorso lungo, di ascolto, partecipazione, uno sforzo di ricucitura con la sinistra diffusa, tanti mondi con cui si erano create delle fratture. È con loro che si sono create le proposte che presenteremo», anticipa. «Dobbiamo farlo perché troppe persone hanno perso la speranza che la politica possa cambiare le condizioni di vita e del pianeta. Tanti giovani stanno facendo politica, anche fuori dai partiti: spero di vederli in questa campagna battersi con la loro voce. Noi cercheremo di portare avanti battaglie comuni con quelle mobilitazioni, non solo per fermare le destre ma per un futuro più verde», sottolinea centrando il suo intervento sulle tematiche ambientaliste.
Pure il ministro Speranza evoca «la destra che può portare il Paese a sbattere», sottolineando che la lista dei democratici e progressisti sarebbe l’unica capace di assicurare la «tenuta del Paese»: «Noi dobbiamo essere quelli della Costituzione, il programma più forte che abbiamo», contrastando il «disegno eversivo» di chi evoca pieni poteri. Tra i punti forti citati da Speranza, l’articolo 1, ovvero il lavoro, «in un momento in cui è diventato troppo spesso precarietà, ma anche morte»; i salari, «il grande tema, con un’inflazione che li mangia»; la pari dignità sociale, citata dall’articolo 3, ricordando che «le due leve della redistribuzione sono la scuola e la sanità».
Parla delle «destre» lo stesso Letta, secondo cui l’Italia tornerebbe «indietro» con un governo guidato da Meloni, Salvini e Berlusconi. Il primo riferimento che ha in mente è il «modello Bolsonaro» della gestione della pandemia: «Quelle destre hanno raccontato che era più importante la libertà individuale di chi stava bene rispetto alla salute collettiva», una «scelta che sarebbe stata disastrosa» se fosse stata adottata nel nostro Paese. La destra che vuole contrastare Letta è quella della flat tax
: «Va bene il taglio delle tasse, ma per i lavoratori, non per i ricchi». E quella che gioì di fronte all’affossamento della legge sulle discriminazioni di genere: «Non voglio che l’Italia di domani sia governata da quei parlamentari che applaudirono, in maniera vergognosa, quando venne affossato il Ddl Zan». Ma anche quella degli slogan: «Lo slogan della Meloni `Pronti a risollevare l’Italia´ mi fa sorridere. L’Italia l’abbiamo risollevata noi che eravamo al governo, non lei che era all’opposizione», dice Letta, bocciando il «discorsetto» in spagnolo, francese e inglese della leader di FdI. E proprio per lei è l’ultimo affondo: «Nel novembre del 2011 quando cadde il governo Berlusconi l’Italia finì in pre-fallimento. E in quel governo c’era anche Giorgia Meloni come ministra. Non vogliamo tornare a quel governo, a quella situazione».
11 agosto 2022 (modifica il 11 agosto 2022 | 20:20)
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Valentina Santarpia , 2022-08-11 16:56:20 ,