Ci risiamo. La nave Libra solca ancora una volta le acque dell’Adriatico. A bordo del pattugliatore della Marina militare viaggiano otto migranti diretti verso l’Albania, destinazione finale il porto di Shengjin dove l’arrivo è previsto nella mattinata di venerdì 8 novembre. Una volta giunti a Shengjin gli otto migranti saranno sottoposti a screening sanitario e procedure di identificazione nell’hotspot locale. Successivamente verranno trasferiti nel centro di Gjader, dove resteranno in attesa dell’esito della domanda d’asilo.
Il trattenimento dovrà essere convalidato dai magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma, con una decisione attesa per domenica 10 novembre. È il secondo tentativo del governo Meloni di trasferire richiedenti asilo nel paese balcanico, da quando il primo viaggio si era concluso con un nulla di fatto: dei 16 migranti inizialmente trasferiti in Albania a metà ottobre, quattro erano stati subito rimandati in Italia perché non soddisfacevano i requisiti, mentre per i restanti dodici il tribunale di Roma non aveva convalidato il trattenimento nel centro di Gjader, ordinandone il ritorno nel Cara di Bari.
La gestione dell’accoglienza
Delle 155 persone intercettate nei giorni scorsi a sud di Lampedusa, dopo le procedure di pre-screening sono rimasti sulla nave da guerra “hub” solo otto uomini adulti, valutati non vulnerabili e provenienti da paesi considerati sicuri. Un numero irrilevante che si scontra con una nuova battuta d’arresto giudiziaria: il tribunale di Palermo ha infatti disposto la liberazione di un senegalese e di un ghanese, chiedendo chiarimenti alla Corte di giustizia europea sulla idea di “paese sicuro”. È l’ennesimo stop dei tribunali italiani dopo quelli di Bologna, Roma e Catania, che Proseguono a non accreditare i trattenimenti nonostante il governo abbia varato il 21 ottobre un decreto legge per aggirare una sentenza della Corte di Giustizia europea. La sentenza aveva stabilito che un paese può essere definito “sicuro” solo se lo è per tutti i suoi cittadini e in tutto il suo territorio, un requisito che secondo i giudici non è soddisfatto da quasi nessuno dei 22 paesi inseriti nella lista del governo italiano.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi difende la linea del governo: “Stiamo facilmente anticipando un regolamento europeo che ci chiede 8mila posti per il trattenimento/accoglienza di migranti”. E spiega il motivo dei numeri ridotti: “Lo screening fatto a bordo della nave, con la verifica delle vulnerabilità e delle condizioni che devono ricorrere perché il trasferimento possa avvenire, è molto severo e ciò comporta che il numero di migranti prelevati sia tarato per difetto piuttosto che per eccesso”.
Dalla loro, le opposizioni attaccano duramente l’intera operazione. Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli parla di “diffusione politica che sperpera denaro pubblico”, sottolineando come il viaggio costi circa 36mila euro per ogni migrante trasportato. Critico anche il segretario di Più Europa Riccardo Magi, secondo cui “siamo alle comiche, se non fosse che i Cpr albanesi sono fuori dal diritto europeo e costano ben 1 miliardo di euro ai contribuenti italiani”.
La procedura di rimpatrio
Secondo quanto riferito dal ministro dell’Interno, le nuove procedure di trasferimento in Albania stanno modificando il comportamento delle persone durante gli sbarchi. “Alcune decine di persone le abbiamo escluse perché hanno tirato fuori il certificato d’identità per impedire il trattenimento”, ha spiegato il ministro. Secondo la sua ricostruzione, in precedenza le persone tendevano a non esporre i documenti al momento dello sbarco, potendo così presentare domanda di protezione internazionale e attenderne l’esito sul territorio italiano.
Con la nuova normativa, ha spiegato Piantedosi, l’assenza di documenti è diventata uno dei criteri per il trasferimento nei centri in Albania. “C’è stata quindi una deterrenza e tutto ciò è finalizzato a creare le condizioni per il rimpatrio”, ha concluso il ministro, sottolineando come l’identificazione immediata permetta di velocizzare le eventuali procedure di rimpatrio in caso di domanda d’asilo respinta.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-11-07 15:35:00 ,