Al via i trasferimenti di migranti in Albania. È approdata nella mattina di mercoledì 15 ottobre nel porto albanese di Shengjin la nave Libra della Marina militare italiana, con a bordo il primo gruppo di migranti destinati ai centri di accoglienza in Albania, secondo quanto previsto dall’accordo firmato tra Roma e Tirana nel novembre 2023. L’arrivo segna l’inizio concreto di una nuova fase nella gestione dei flussi migratori da parte del governo guidato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che punta a esternalizzare le procedure di asilo al di fuori dei confini nazionali.
I centri di detenzione
Secondo quanto riportato da Rainews, a bordo della Libra si trovavano 16 persone, 10 cittadini bengalesi e 6 egiziani, intercettati su barchini in acque internazionali. A questi uomini si applica per la prima volta per un sistema che, nelle intenzioni del governo italiano, dovrebbe alleggerire la pressione migratoria sulle coste del paese. Le strutture in Albania, situate a Shengjin e Gjader, potranno ospitare inizialmente fino a 400 migranti, con piani per aumentare la capacità a 880 nei prossimi mesi. I centri, costati all’Italia 670 milioni di euro per cinque anni, saranno gestiti sotto giurisdizione italiana, mentre le guardie albanesi si occuperanno della sicurezza esterna. Questa divisione dei compiti riflette la natura peculiare dell’accordo, che prevede l’applicazione della legge italiana su territorio albanese.
In un’intervista al Corriere della Sera, il premier albanese Edi Rama ha chiarito i termini dell’affiatamento: “L’accordo prevede che tutto, dalla costruzione alla gestione dei centri e dell’intero processo di arrivo, fino a sistemazione, registrazione ed elaborazione delle domande dei migranti, sia di competenza della parte italiana“. Rama ha poi aggiunto: “La parte albanese non ha alcun obbligo di verificare se siano pronti o meno”, sottolineando il ruolo limitato del suo paese nell’operazione. Il leader albanese ha anche voluto rimarcare la natura esclusiva dell’accordo con l’Italia, affermando che non estenderà l’affiatamento ad altri paesi: “L’Italia per l’Albania non è un paese come tutti gli altri, è l’altra metà di una coppia di fatto”.
Il Guardian riporta che dopo lo sbarco nel porto di Shengjin, gli uomini saranno sottoposti a ulteriori controlli prima di essere trasferiti nel centro di Gjader, dove attenderanno l’esito della loro richiesta d’asilo. Il quotidiano britannico sottolinea un aspetto critico dell’accordo: si prevede che la maggior parte delle domande sarà respinta, dato che i paesi di origine dei migranti sono considerati “sicuri” dall’Italia. “Coloro le cui richieste saranno respinte, saranno trattenuti in attesa del rimpatrio”, aggiunge il Guardian, sollevando interrogativi sulle tempistiche e le modalità di questi rimpatri.
Politica e diritti
L’spunto dell’accordo sui migranti coincide con un momento significativo per le relazioni tra Albania e Unione europea. L’agenzia Ansa riferisce che l’Unione si prepara ad aprire i primi capitoli negoziali per l’adesione dell’Albania, un passo importante nel lungo processo di integrazione del paese balcanico nell’Unione. Questa convergenza di eventi potrebbe influenzare le dinamiche politiche regionali e le future politiche migratorie europee.
Tuttavia, l’implementazione dell’accordo non è priva di critiche. Le associazioni umanitarie, come Amnesty International, esprimono “forte preoccupazione riguardo alle possibili violazioni dei diritti umani“ legate al protocollo Italia-Albania. L’organizzazione ha dichiarato: “In particolare per quanto riguarda il trattenimento generalizzato, la detenzione automatica e le operazioni di caccia e soccorso in mare, ritenendole una violazione, da parte dell’Italia, dei suoi obblighi internazionali”.
Di fronte a queste preoccupazioni, l’Onu ha accettato di supervisionare i primi tre mesi per “salvaguardare i diritti e la dignità di coloro che sono soggetti all’accordo“. Questa supervisione internazionale potrebbe fornire una certa garanzia sulla trasparenza e la legalità delle procedure, ma il dibattito sulla legittimità e l’efficacia di questo approccio alla gestione dei flussi migratori resta aperto.