Nessun abuso sulla figlia, che o dormiva o era in un’altra stanza, quando lei incontrava uomini con cui avrebbe avuto anche rapporti a pagamento o in cambio di regali. E’ quanto ha sostenuto Alessia Pifferi, la 37enne in carcere dal 21 luglio per omicidio volontario dopo aver abbandonato in dimora per 6 giorni la piccola Diana di meno di un anno e mezzo, morta di stenti. La donna è stata interrogata oggi a San Vittore dagli inquirenti nel filone di inchiesta che la vede indagata, assieme a un 56enne, per l’ipotesi di reato di corruzione di minorenne.
Pifferi ha ricevuto, infatti, un invito a comparire, firmato dai pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, per l’interrogatorio dopo che è emersa, nelle indagini della Squadra mobile, dal telefono sequestrato, una chat del marzo scorso nella quale lei rispondeva “lo farai” ad un 56enne (perquisito nei giorni scorsi) che le diceva “voglio baciare anche Diana”.
Al momento, da quanto si è saputo, non ci sono elementi che possano indicare presunti abusi sessuali sulla bimba. E la donna, difesa dai legali Solange Marchignoli e Luca D’Auria, stamattina ha risposto a tutte le domande dei pm (è apparsa lucida) e ha fornito le sue spiegazioni sui rapporti via chat e sugli incontri con alcuni uomini, negando, in pratica, che la figlia venisse coinvolta in qualsiasi modo.
Pifferi, da quanto si è appreso, di fronte alle contestazioni dei pm sulle chat acquisite, ha dovuto spiegare di aver frequentato alcuni uomini per rapporti in cambio di denaro o regali. Tuttavia, in relazione all’ormai nota chat con il 56enne, dalla quale era venuta a galla l’ombra di presunti atti sessuali sulla piccola, lei ha detto di aver incontrato quell’uomo solo per un pranzo. Inoltre, è emerso pure che nelle chat la donna mostrava foto della figlia, ma su questo fronte non è stato trovato alcun elemento sospetto.
Intanto, gli esami tossicologici hanno accertato nei giorni scorsi che alla bimba sono state fatte assumere benzodiazepine (nessuno dei vicini l’ha sentita piangere in quei giorni). Tranquillanti, però, che non sono stati la causa della morte che, secondo gli accertamenti del pool di medici legali, è avvenuta per disidratazione. La relazione finale degli esami autoptici sarà depositata alla Procura nei prossimi giorni. Nel frattempo è già iniziato l’incidente probatorio, richiesto dalla difesa, per le analisi su vari reperti sequestrati, tra cui il biberon e il flacone di En, un ansiolitico, trovato non lontano dal letto in cui era stata abbandonata Diana.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-11-04 17:17:41 ,milano.repubblica.it