Il loro compito è ora quello di capire come portare a termine la grande ristrutturazione e scissione a sei unità che Zhang ha presentato poco più di due mesi fa, proprio in concomitanza del ritorno in Cina di Ma. Resta da capire se Tsai e Wu apporteranno modifiche al progetto di ristrutturazione originale, che divide l’impero in sei gruppi: Cloud Intelligence, Taobao Tmall Commerce, Local Services, Cainiao Smart Logistics, Global Digital Commerce e Digital Media and Entertainment. Il decentramento delle linee di business e del potere decisionale dell’azienda risponde a uno degli obiettivi principali di Pechino durante la sua campagna di rettificazione che sembra entrata ora nell’ultimo stadio che coinvolge anche altre aziende del settore.
Le sfide per il futuro dell’Alibaba “spacchettata”
Le nomine di Tsai e Wu potrebbero allora indicare il desiderio di compiere progressi nella ristrutturazione, facendo fare alla società un passo in avanti verso le singole quotazioni in borsa. Ma sullo sfondo sembra emergere un maggiore ruolo per lo stesso Ma, che a fine maggio ha tenuto una riunione informale con i dirigenti del settore e-commerce, consigliando loro di concentrarsi su Taobao e sui consumatori per sopravvivere alla concorrenza sempre più agguerrita e soprattutto al rallentamento dell’economia cinese.
Come spiega il South China Morning Post, peraltro di proprietà di Alibaba, il concetto di “tornare a Taobao” significa che la piattaforma si sposterà dai flussi di traffico al sostegno dei budget di marketing per i piccoli e medi commercianti dei marchi. Taobao ha ottenuto un enorme successo proprio nel corteggiare i piccoli commercianti online per sconfiggere i rivali di allora, come il gigante statunitense eBay.
L’attività di ecommerce sono in un momento di ristagno in Cina. In particolare per Alibaba, che sta registrando numero peggiori dei maggiori rivali. Nel trimestre conclusosi a marzo, i ricavi della divisione sono scesi del 3% rispetto all’anno precedente, mentre il valore lordo della merce di Taobao e Tmall è diminuito su base annua per il quinto trimestre consecutivo. I competitor stanno intaccando la sua quota di mercato, che è scesa dal 66% nel 2019 a circa il 44% lo scorso anno, secondo un rapporto di aprile degli analisti di Goldman Sachs. La quota di JD.com è rimasta sostanzialmente invariata a circa il 20%, mentre PDD Holdings è passata dal 10% al 18%. Ora le redini tornano in mano ai vecchi amici di Ma. Tocca a loro provare a far correre la macchina. Pardon, le 6 macchine.
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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2023-06-24 04:50:00 ,