Alibaba, l’addio di Jack Ma e il nuovo futuro tech della Cina

Alibaba, l’addio di Jack Ma e il nuovo futuro tech della Cina

Alibaba, l’addio di Jack Ma e il nuovo futuro tech della Cina


Quando martedì 10 gennaio Liu Jie, segretario del Partito comunista di Hangzhou, ha varcato la soglia del quartier generale di Alibaba si è capito che era davvero finita. La poderosa stretta del governo cinese sulle grandi piattaforme digitali e sulle big tech si è allentata. Non è un caso, forse, che il passo formale che rende evidente una tendenza che appariva in realtà chiara già da qualche tempo, sia arrivato 72 ore dopo il passo indietro di Jack Ma. Il ideatore di Alibaba ha infatti ceduto il controllo di Ant Group, il braccio fintech della sua creatura. Il multimiliardario controllava oltre il 50% di Ant. Dopo la modifica comunicata sabato scorso dalla società, avrà solo il 6,2% dei diritti di voto, che sarà esercitato in modo “indipendente” da 10 persone.

Fino a un anno fa, al culmine della stretta normativa che ha caratterizzata la campagna di rettificazione ad ampio spettro lanciata dal Partito comunista, farsi vedere dalle parti delle sedi di Alibaba o di Ant era un rischio per la propria carriera politica. I funzionari che avevano rapporti professionali o personali con le aziende o con lo stesso Jack Ma preferivano non sbandierarlo per non rischiare di subire conseguenze. D’altronde tutto era cominciato con l’improvviso stop all’offerta pubblica iniziale di Ant nell’autunno 2020, dopo che Ma aveva tacciato il settore bancario cinese di “mentalità da banco dei pegni“. L’occasione per colpirne uno, il più importante o quantomeno più noto di tutti. Simbolo non solo della crescita della Cina, ma anche della sua trasformazione da “fabbrica del mondo” a centro di innovazione mondiale.

Una carta per i pagamenti con lo yuan cinese

Per il momento la diffusione della moneta digitale di stato procede a rilento, ma il governo ha una visione a lungo termine (che ha a che fare anche con la sorveglianza dei cittadini)

Rettificazione completata

Ora invece Alibaba e Ant sono tornate pienamente “potabili”. Tanto che Liu si è speso in grandissime lodi all’indirizzo della creatura di Ma, che ha dato un contributo “insostituibile” allo sviluppo economico e sociale di Hangzhou. Il segretario cittadino del partito ha inoltre elogiato la “resilienza di Alibaba durante l’inverno economico per l’industria di Internet“, i suoi “sforzi incessanti per l’innovazione scientifica di base” e il “coraggio dell’azienda di affrontare i problemi durante la campagna di rettificazione dell’economia delle piattaforme“. Tanto da meritarsi la firma di un accordo di cooperazione con il governo cittadino. Ma l’allentamento è stato ufficializzato anche da Guo Shuqing, capo del partito comunista della Banca del Popolo cinese: “La rettifica è stata sostanzialmente completata“, ha dichiarato. Segnale forse ancora più rilevante per svelare la linea della leadership, l’assenza della menzione della parola “piattaforme” nel comunicato finale del plenum della Commissione d’ispezione disciplinare del Comitato centrale del Partito, a differenza di quanto accaduto nel gennaio del 2022.

Che cosa è cambiato? Sul fronte Alibaba e Ant, la figura di Ma è diventata meno preponderante. Dopo aver dato per anni innumerevoli discorsi in patria e in giro per il mondo, il self-made man aveva forse pensato di potersi permettere anche delle critiche al sistema finanziario e in parte politico di Pechino. Desiderio che non si sposava e non si sposa però con le esigenze della leadership di Xi Jinping che, già poco prima l’esplosione della pandemia da Covid-19 e poco dopo aver capito che la competizione con gli Stati Uniti non si sarebbe limitata al piano commerciale, vedeva tra le sue priorità la riconquista del controllo sul settore privato.



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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2023-01-14 05:40:00 ,

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