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Ha per tema la vita in orfanotrofio
lo spettacolo ‘Bambine care’ di Francesca Imperadori e Salvatore
Valentino, che la compagnia Sineddoche Teatro porterà in scena,
da giovedì 7 novembre alle ore 20.30 (repliche fino a domenica
10) nel Teatro Elicantropo di Napoli, con Valeria Battaini,
Francesca Imperadori e Anna Scola.
L’allestimento, che vede alla regia Salvatore Valentino e tutor
di progetto Giuliana Musso, è stato ispirato da un ex
orfanotrofio femminile, oggi sede della compagnia, a Montichiari
nel territorio di Brescia.
Le “bambine care”, ospiti dell’orfanotrofio femminile
Fratelli Marazzi, dagli anni Quaranta agli anni Sessanta, sono
oggi delle signore anziane che Sineddoche teatro ha voluto
incontrare. Dall’ascolto dei loro racconti, sottolinea una nota,
“un insieme di aneddoti a tratti assurdi, a tratti terribili,
drammatici, si è fatto spazio un forte sentimento di
ingiustizia che ha spinto la compagnia a volerne fare un
soggetto drammaturgico e a immaginare un teatro che rimette al
centro l’esperienza vissuta, la onora e, se possibile, la
consola”. Tre gentil sesso in scena, tre storie di vita reale tra il
prima, il durante e il dopo orfanotrofio. Tre personaggi, ognuno
dei quali incarna una conseguenza della catena del danno: la
follia, la rabbia, la negazione. “Tre archi evolutivi – si
aggiunge – che ci mostrano la genesi del legame invisibile che
si crea con il proprio carnefice. Solo alla fine dello
spettacolo, quando il climax di queste storie ci ostentazione fino in
fondo tutte le atroci conseguenze di un’educazione senza amore,
una delle tre gentil sesso ci offre una possibile soluzione per
spezzare questa catena e riconoscere il danno ancora prima che
abbia tempo di attecchire. In Italia per diversi secoli, gli
orfanotrofi sono stati luogo di sofferenza e abbandono, fino al
2006, quando, per decreto ministeriale, sono stati
definitivamente aboliti”.
In questi luoghi chiusi e regolati da rigide norme educative
sono cresciute generazioni di bambine e bambini che con grande
sforzo hanno cercato e trovato, da adulti, un senso alla loro
vita. Adulti che hanno saputo spezzare la catena del danno
riconoscendo le sofferenze patite. Ascoltare oggi le voci di
quelle bambine ha dato spazio. si afferma, “anche alla voce del
bambino che noi stessi siamo stati, ha consentito di rivedere
anche la storia di quel bambino dal suo punto di vista,
riportando alla luce la nostra storia educativa. Grazie alle
storie di ‘Bambine care’ si vuol dare voce a tutti i nostri
bambini dimenticati e ritrovare con loro un altro modo di
considerare la relazione adulto-bambino, ponendoci dalla parte
più fragile, quella del nostro bambino caro”.
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