l’editoriale
Mezzogiorno, 9 dicembre 2021 – 09:31
di Leonardo Palmisano
Quando il procuratore Federico Cafiero de Raho, dall’alto della Direzione nazionale antimafia, commenta i 32 recenti arresti di mafia del Gargano dichiarando che con più denunce si arriverebbe a sconfiggere presto i “montanari”, sta dicendo a tutta la cittadinanza del promontorio che il re ha le orecchie d’asino. Sì, le cosche (Romito, Lombardi, Ricucci, Li Bergolis, Miucci, Raduano, La Torre, Nardino e altri ancora), i re Mida che insanguinano lo sperone, hanno le orecchie d’asino: sono visibili e noti a tutti. Li contraddistingue un’insolenza che dipinge un clima di impunità e di silenzio. De Raho sostiene che è arrivato il momento di smetterla di urlare la deformità del re nelle fosse scavate nella terra, come nel mito tramandato da Ovidio. Fosse riempite da agosto 2017 dai cadaveri innocenti dei fratelli Luciani, uccisi a San Marco in Lamis. La deformità del re va gridata a piena voce e in pieno giorno. È il tempo di cominciare a fare nomi e cognomi, di esporsi pubblicamente, di dipanare la fitta trama di interessi che avvolge quel territorio e che si estende fuori dalla Puglia.
Non è pensabile affrontare la mafia del Gargano con il solo intervento investigativo e repressivo dello Stato, la società e le imprese devono lavorare di fianco alle Procure e alle forze dell’ordine, isolando i mafiosi come fossero appestati. Nei tanti piccoli Comuni del promontorio – dove la minuscola dimensione demografica ha falsato la realtà facendo credere che siamo di fronte ad una mafia di sole faide tra lignaggi, di soli riti ancestrali, di folkloriche o longobarde antropologie – tutti conoscono i viscidi capimafia postmoderni, tutti sanno che i loro luridi affari sono concentrati nella ricerca armata di spazi per l’importazione di stupefacenti dall’Albania, per il controllo delle aree portuali e industriali, per l’egemonia sull’economia turistica, della vigilanza, dell’agricoltura e dell’edilizia, per la connessione con altre città come Foggia, Trinitapoli, la Bat tutta, il Molise e perfino l’Irpinia, per la corruzione dei minori da istradare allo spaccio e al consumo, al gioco d’azzardo e al killeraggio.
Del resto, l’operazione di martedì è stata denominata Omnia nostra proprio perché rivela la fame totale, inestinguibile, di questo mostro che attanaglia il promontorio più bello d’Italia. Allora fanno bene Comuni come Monte Sant’Angelo, Mattinata o San Severo a prendere posizione con iniziative pubbliche, occupando i beni confiscati, manifestando disappunto, contrarietà e diversità morale rispetto ai mafiosi. Ecco, il punto è proprio questo. I mafiosi del Gargano, come tutti i mafiosi, non sono come noi. Sono fatti di una pasta immorale che merita di essere soppressa. Ma a sopprimere i re Mida bisogna essere in tanti, anzi in troppi. Perché più si è, più si è forti e invincibili per sempre.
9 dicembre 2021 | 09:31
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, 2021-12-09 08:31:23
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