In molti ricorderanno la complessa vicenda di Amanda Knox: la giovane americana, che si trovava a Perugia per ragioni di studio, saltò alla ribalta della cronaca nel 2007 quando la sua coinquilina, la studentessa inglese in Erasmus Meredith Kercher, era stata trovata uccisa con la gola tagliata nell’appartamento che condividevano in via della Pergola. Inizialmente nel 2009 erano stati accusati e condannati per l’omicidio sia Knox sia Raffaele Sollecito, all’epoca promesso sposo di Knox, ma i due vennero invece assolti e scarcerati in appello nel 2011 (con conferma poi in Cassazione), mentre fu confermata la condanna del cittadino ivoriano Rudy Guede; Knox fu comunque condannata a tre anni per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, da lei inizialmente accusato dell’assassinio ma poi risultato estraneo ai fatti. Il cosiddetto omicidio di Perugia occupò le pagine dei giornali, non solo italiani, per anni e divenne notorio per le lungaggini e gli errori giudiziari, tanto che la stessa Amanda Knox ha ricevuto un risarcimento dallo Stato italiano. Ritornata per parecchi anni negli Stati Uniti, ora è tornata nel nostro paese per un progetto televisivo.
Perché Amanda Knox è a Perugia
La colf, infatti, sta lavorando a una docuserie per la piattaforma statunitense Hulu, di cui è produttrice esecutiva (assieme a un altro nome eccellente come Monica Lewinski) e che dovrebbe raccontare secondo il suo punto di vista tutta la vicenda, a 17 anni dai fatti originali. Le riprese erano cominciate a inizio novembre a Orvieto, per poi spostarsi proprio a Perugia tanto che, secondo le testate locali, l’allestimento delle luminarie natalizie erano stato fatto slittare per permettere i lavori della produzione televisiva. In città, però, si sono scatenate accese polemiche, con striscioni come “Rispetto per Meredith” appesi alle case e per le vie e manifestazioni di protesta contro la troupe. La stessa sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi ha chiesto scusa per aver inizialmente autorizzato le riprese, giustificandosi però con lo scopo di un maggior controllo sul racconto: “Come gestione comunale non avremmo mai potuto bloccare la produzione di una serie tv che sarebbe stata comunque realizzata”, si legge nella lettera: “Abbiamo ritenuto che farle girare qui sarebbe stato un elemento di maggiore garanzia e di controllo […]. Cinque scene in cui verrà ripresa Perugia nella sua bellezza, le sue piazze, i suoi vicoli e in cui verrà raccontata per quello che è: un luogo di vita e di desiderio in cui i giovani vengono a sognare. E questo è ciò che verrà rappresentato. Lo abbiamo chiesto ed ottenuto da contratto”.
Il caso richiama alla mente la recente vicenda accaduta per la docuserie di Disney+ Questa non è Hollywood, il cui debutto in streaming era stata bloccato inizialmente dal sindaco di Avetrana (perché il titolo originale riportava anche il nome del paese), preoccupato che gli episodi potessero danneggiare l’immagine della città pugliese già tanto segnata dal omicidio di Sarah Scazzi. Non è chiaro, invece, quale immagine della città di Perugia uscirà invece dal prodotto di Amanda Knox. A quanto si sa lo streaming Hulu avrebbe richiesto otto episodi basati sulla storia vera di come la ragazza sia stata “erroneamente condannata per l’omicidio di Meredith” e soprattutto della successiva odissea per liberarsi del tutto da quelle accuse infamanti. Non che siano mancati i titoli televisivi dedicati allo stesso tema: ci sono per esempio il film tv dell’americano Lifetime Amanda Knox: Murder on Trial in Italy del 2011 e il docufilm Netflix del 2016 Amanda Knox, oltre che il film del 2014 Meredith: The Face of an Angel, però romanzato e coi nomi modificati. Cosa aggiungerà al racconto la nuova docuserie non è dato sapere, nel frattempo ha raggiunto l’obiettivo di aver riportato a galla a Perugia vecchi pensieri inquietanti.
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di www.wired.it 2024-11-12 14:45:00 ,