Una scappatoia legale rischia di mettere i bastoni tra le ruote all’Antitrust nei confronti di Amazon. Tutto a causa di una legge del 1981, che prevede infatti che l’autorità debba informare le società oggetto delle sue indagini entro 90 giorni da quando viene a conoscenza di presunti comportamenti anticoncorrenziali.
Se per decenni il Consiglio di Stato, il massimo organo italiano di giustizia amministrativa, aveva ritenuto tale termine inapplicabile ai procedimenti dell’Antitrust, ultimamente ha invertito la propria rotta, consentendo a diverse aziende di eludere sanzioni per un totale di circa un miliardo di euro. E, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, ad approfittare di questa norma potrebbe essere presto anche Amazon.
Proprio la legge del 1981 sarebbe infatti uno dei punti attorno ai quali il colosso dell’ecommerce avrebbe costruito la propria difesa nel ricorso presentato al Tar del Lazio contro la sanzione di oltre un miliardo di euro comminatagli nel 2019 per violazione dell’art. 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
In particolare, secondo l’autorità, Amazon deteneva “una posizione di assoluta dominanza nel mercato italiano dei servizi di intermediazione su marketplace, che le ha consentito di favorire il proprio servizio di logistica” presso “i venditori attivi sulla piattaforma Amazon.it ai danni degli operatori concorrenti in tale mercato e di rafforzare la propria posizione dominante”.
Interpellato dall’agenzia Reuters, il professor Michele Ainis, ex membro del consiglio dell’Agcm, ha dichiarato come il cambio di approccio del Consiglio di Stato rappresenti un serio problema, poiché il termine di 90 giorni non è credibilmente utile nei casi complessi di antitrust. “L’Agcm – ha specificato Ainis – è l’unica autorità garante della concorrenza in Europa a essere soggetta a questa ‘ghigliottina’, un termine tanto stretto che è impossibile rispettarlo”.
A seguire la questione da vicino è anche la Commissione europea. La portavoce Arianna Podestà ha infatti dichiarato che l’esecutivo è “in contatto con le autorità italiane” ed è a conoscenza sia dei recenti sviluppi della giurisprudenza amministrativa del paese, sia delle preoccupazioni dell’Antitrust.
Secondo il professor Ainis, l’ipotesi di un intervento giudiziario dell’Unione europea per risolvere la questione rappresenterebbe però per l’Italia “lo scenario peggiore”, poiché si tradurrebbe in una dilatazione dei tempi e nel rischio di incorrere in sanzioni. L’alternativa per il governo potrebbe dunque essere quella di varare una legge per eliminare definitivamente il termine previsto dalla legge del 1981.
All’agenzia Reuters, il professore ha citato anche la direttiva Ecn Plus, varata nel 2019 dalle istituzioni europee e recepita dall’Italia nel 2022, che attribuisce a ciascuna autorità antitrust il potere di individuare le proprie priorità e di determinare in autonomia i tempi di ogni intervento. Ainis ritiene infatti fondamentale che esse dispongano del tempo sufficiente per condurre tutte le indagini necessarie, specie nei casi più complessi.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-05-11 16:38:14 ,