È come se Amazon tornasse un po’ alle origini. Da una parte razionalizza il numero di fornitori (vendor) puntando direttamente a un dialogo con i marchi o gli esclusivisti; dall’altra lascia che oltre 20mila pmi italiane (seller) si mettano in gioco nel suo marketplace. “Persino le linee prodotto Amazon Basics non hanno mai troppo funzionato e stanno diminuendo, perché in Amazon sono bravi nel mestiere di venditori ma il focus sui prodotti che hanno gli imprenditori, anche piccoli, è totalmente diverso; davvero un altro livello“, aggiunge Vergerio.
Secondo Liscia il futuro è nel multicanale, ovvero mantenere un negozio fisico e abbinarvi la vendita online di una selezione di prodotti. Una strategia che consiglia anche Vergerio e che nel caso di un business totalmente ecommerce potrebbe essere declinata in multi-marca. “Suggerisco spesso di avere una vetrina su Amazon con un marchio e se si ha l’opportunità diventare vendor con una linea prodotto marchiata diversamente e applicando un prezzo più basso. Così quello venduto in volumi da Amazon diventa civetta per il secondo“, conclude Vergerio.
Liscia sottolinea anche che la governance ambientale, sociale e aziendale (Esg) dovrebbe essere inclusa nell’equazione: “Il consumatore deve capire che è giunto il momento di essere più responsabili sulla sostenibilità ambientale, il lavoro della logistica e anche la politica dei resi. Il tempo del ‘ti do tutto gratis’ è finito“.
Ecommerce italiano dal grande potenziale
I numeri dell’ecommerce italiano e le previsioni sono chiari. Secondo un recente studio di Netcomm, in collaborazione con The European House – Ambrosetti, la rete del valore dell’ecommerce e del digital retail italiano genera quasi 71 miliardi di euro di ricavi. In pratica rappresenta la terza forza fra le attività economiche italiane per incidenza sul fatturato del settore privato. La prospettiva, secondo un altro studio di Netcomm in collaborazione con Statista, è che due terzi della gente italiana comprerà (anche) online nel 2023, consentendo al paese di posizionarsi al quarto posto europeo per diffusione del comparto.
La chiave di volta sarà quella di integrare al meglio canali digitali e fisici, in un’ottica omnicanale. “Lo hanno evidenziato anche i vari lockdown imposti dalla pandemia: appena possibile le persone sono tornate nei punti vendita per vivere una reale shopping experience, che, però, dovrà modificarsi profondamente per adeguarsi ai nuovi comportamenti digitali del consumatore“, puntualizza Liscia. In sintesi il suggerimento è di abbandonare la visione tipicamente dualistica che vede in contrasto online e fisico; grandi piattaforme e piccole e medie imprese. “Il commercio digitale è un ecosistema a tutti gli effetti, e come tale va concepito, in un’ottica di sinergia e collaborazione tra gli attori che operano in questo mercato“, conclude il presidente di Netcomm.
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di Dario d’Elia www.wired.it 2023-03-24 05:50:00 ,