Stampa libera e indipendente, donne al governo (ma sotto la legge della Sharia) e amnistia generale per chi ha collaborato con le forze di occupazione della coalizione internazionale. I portavoce dei talebani nella prima conferenza stampa a Kabul dipingono un futuro dorato per l’Afghanistan, o meglio per l’Emirato Islamico, come loro definiscono il Paese dopo la presa del potere tre giorni fa. «Voglio rassicurare tutti i compatrioti – ha detto ieri il capo della comunicazione talebano Zabihullah Mujahid – sia che abbiano lavorato come traduttori, che fossero civili o coinvolti in attività militari, che saranno tutti beneficiati dal perdono. Se qualcuno sta già bussando alla porta casa per casa per identificare chi ha collaborato, lo fa con un abuso di potere, e sarà punito».
Cos’è la Sharia, la legge coranica (non scritta) che disciplina la vita delle donne
I DETTAGLI
Il diavolo come sempre è nei dettagli. Mujahid ha specificato che i media non potranno esprimersi contro i valori dell’Islam e quelli dell’interesse nazionale, né promuovere divisioni etniche o religiose. A sorpresa c’è anche un’apertura per le donne nelle parole di Enamullah Samangani uno dei capi della commissione Cultura del futuro governo: «Le nostre sorelle avranno gli stessi diritti, lavoreranno spalla a spalla con noi», ma con una correzione: la loro partecipazione, che Samangani sollecita anche a livello politico e nella squadra di governo, avverrà «pur sempre nel quadro della Sharia», la legge islamica che vede la donna in una posizione subalterna rispetto all’uomo, il quale è l’unico “custode della legge”.
LO SFORZO
E’ evidente lo sforzo da parte dei talebani di conservare intatte le credenziali che hanno loro permesso di negoziare il futuro del paese con gli Usa, la Russia e la Cina negli ultimi anni, e se possibile trasformarle in un riconoscimento politico del loro gruppo e del governo che si apprestano a varare. Allo stesso tempo c’è un grande desiderio di mostrare un ritorno alla normalità immediato nelle strade della capitale.
Ieri diversi negozi e mercati al centro di Kabul hanno riaperto le porte al pubblico, ma gli osservatori sul posto fanno notare che a circolare sono solo gli uomini, mentre le donne restano nascoste a casa per il timore di essere punite, e nell’attesa di capire quale sarà la loro vera sorte. Gli esempi di molte città secondarie dove i talebani hanno già ripreso a vessarle con misure stringenti scoraggiano ogni ottimismo per il lungo termine. Restano ugualmente chiuse le scuole e le università, con l’intero corpo insegnante.
Chi può, continua a dirigersi verso l’aeroporto Hamid Karzai, che ha riaperto, unico territorio ancora dove i militari statunitensi hanno una qualche forma di controllo, nella speranza di poter lasciare il Paese. I marines di rinforzo appena arrivati stanno cercando di organizzare un esodo che si annuncia massiccio, entro le due prossime settimane, scadenza concordata con i talebani prima che lo scalo aereo torni nelle mani dei nuovi detentori del potere. I voli commerciali sono stati cancellati, e gli unici apparecchi a decollare sono i cargo militari che rimpatriano cittadini ed esodati.
Il portavoce del Pentagono John Kirby ha detto ieri che l’obiettivo è riuscire a far partire un aereo ogni ora continuativamente per le prossime due settimane, ed evacuare dalle 5.000 alle 9.000 persone al giorno. Il problema per molti dei cittadini afghani che vorrebbero lasciare il paese sarà raggiungere l’aeroporto. I talebani ieri hanno annunciato che accorderanno il via libera a chi vuole raggiungere lo scalo per andarsene dal Paese. Di questo si è parlato a Doha, dove i contatti tra i negoziatori di Washington e i rappresentanti talebani non sono ancora stati interrotti.
Le maggiori sedi diplomatiche straniere come quelle di Turchia, Germania, Svezia e India sono state evacuate ieri. I russi hanno invece avuto un incontro chiarificatore del quale si sono dichiarati molto soddisfatti, e continueranno a tenere aperta la propria sede diplomatica. Mosca ha bollato i talebani come un gruppo terroristico nel 2003, ma negli ultimi tempi ha intessuto trattative con loro, l’ultima lo scorso marzo. I diplomatici russi si stanno apertamente offrendo come il nuovo contatto di mediazione, dopo il disimpegno degli Usa.
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