Amore per la natura, per i propri figli, per un amico, per il proprio partner o per il proprio animale addomesticato: la parola è una sola, ma contiene molte sfumature diverse del sentimento di affezione che si può riscontrare verso persone a cui siamo più o meno strettamente legati, o addirittura verso un paesaggio o un elemento naturale. Secondo i risultati di uno studio pubblicato su Cerebral Cortex, queste diverse sfumature sarebbero riconoscibili anche a livello fisiologico e funzionale, dato che sembrano corrispondere all’attivazione di diverse aree del cervello.
Lo studio
La caccia ha coinvolto 55 persone residenti in Finlandia, 29 femmine e 26 maschi, di età media pari a circa 40 anni (minimo 28, massimo 53). Tutte e 55 hanno dichiarato di avere almeno un figlio e di essere attualmente coinvolte in una relazione amorosa; circa la metà dei partecipanti ha inoltre dichiarato di avere un animale addomesticato.
A tutti è stato chiesto di ascoltare dei brevi racconti amorosi e di immaginare che tipo di sentimenti avrebbero provato se si fossero trovati in una situazione simile a quella narrata. Nello stesso frangente di tempo gli autori dello studio hanno monitorato l’attività cerebrale di queste persone tramite risonanza magnetica funzionale (functional magnetic resonance imaging, fMri).
Le storie ascoltate dai partecipanti hanno riguardato sei tipi diversi di amore: quello che si prova verso i propri figli, verso il proprio partner, verso un amico, verso un animale addomesticato (cane o gatto), verso un estraneo e verso la natura.
Nessuno più dei figli
È emerso che l’amore per i figli è quello che produce l’attività cerebrale più intensa, seguito da vicino dall’amore verso il proprio partner. Questi due tipi di amore causano l’attivazione di aree cerebrali molto simili, con alcune differenze. Nell’immaginare l’amore genitoriale, spiega infatti Pärttyli Rinne, che ha coordinato lo studio ed è ricercatore presso il Dipartimento di neuroscienze e ingegneria biomedica della Aalto University di Espoo (Finlandia), “è stata riscontrata un’attivazione profonda del sistema di ricompensa del cervello nell’area dello striato, che non è stata riscontrata per nessun altro tipo di amore”. L’area dello striato è deputata ai processi decisionali e alla pianificazione.
Estranei, natura e animali domestici
Come ci si potrebbe aspettare, l’amore compassionevole per gli estranei tende a produrre una minore attivazione cerebrale rispetto all’amore per familiari o amici. Immaginare invece l’amore per la natura sembra attivare il sistema di ricompensa e le aree visive del cervello, ma non le aree cerebrali sociali.
Infine, i ricercatori hanno esaminato come si manifesta a livello cerebrale l’amore per gli animali domestici sottoponendo i partecipanti all’ascolto di un racconto su questo tema: “Quando si esamina l’amore per gli animali domestici e l’attività cerebrale ad esso associata, le aree cerebrali legate alla socialità rivelano statisticamente se la persona è o meno proprietaria di un animale addomesticato”, prosegue Rinne. “Quando si tratta di proprietari di animali domestici, queste aree sono più attivate rispetto a quelle di chi non ne possiede”.
Limiti e prospettive future
Gli autori della caccia sperano che il loro lavoro possa contribuire a migliorare gli interventi e le terapie esistenti in merito di disturbi dell’attaccamento, depressione o problemi relazionali. Allo stesso tempo sottolineano che sarà necessario coinvolgere un campione più ampio e culturalmente eterogeneo prima di poter generalizzare questi risultati.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2024-09-04 14:44:01 ,