di Vaielettrico
L’agricoltura, analogamente all’industria automobilistica, sta vivendo profonde trasformazioni. Dall’elettrificazione dei mezzi agricoli allo sviluppo delle fonti rinnovabili per coprire il fabbisogno energetico delle imprese, fino all’adozione della tecnologia digitale, aprendo le porte alla guida autonoma dei veicoli e a sistemi di monitoraggio sofisticati per gestire l’intero ciclo di vita delle colture.
Il solare
L’agrovoltaico, che coniuga l’utilizzo del suolo per la produzione di energia elettrica tramite i pannelli solari con la continuità delle attività agricole e zootecniche, rappresenta uno degli esempi più innovativi della rivoluzione in atto nel settore e vede coinvolte in prima linea anche realtà italiane. Come Solar Ventures, che ha avviato diversi progetti di impianti agrovoltaici sul territorio nazionale in collaborazione con l’Università della Tuscia di Viterbo. Per esempio, a Montalto di Castro, nel Lazio, prevede di realizzare un impianto solare e di affiancarlo a colture tradizionali, biologiche ed erbe officinali. In particolare, la società, come ha raccontato il ideatore Michele Appendino in occasione di Fieragricola a Verona, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura, intende piantare gli alberi di olivo “in un’ottica di mitigazione visiva dell’infrastruttura, ma anche per valorizzare la produzione di olio extravergine d’oliva, rispettando la biodiversità locale”. E il manager ha aggiunto che “l’agrovoltaico consente di creare un sistema integrato di produzione, aiutando a migliorare l’efficienza d’uso delle risorse e la redditività di un’impresa”.
Le macchine
Passando ai mezzi agricoli di nuova generazione, iniziano a farsi strada trattori totalmente elettrici, come l’elvetico Rigitrac SKE 40 Electric. È dotato di una batteria agli ioni di litio da 50 kWh che alimenta 5 motori, generando una potenza massima di 64 kW. Secondo il costruttore, l’autonomia di lavoro è compresa tra 4 e 6 ore, mentre il rifornimento avviene in 6,5 ore con un caricatore standard e in 2 ore con uno rapido (in quest’ultimo caso, raggiungendo l’80% della capacità massima dell’accumulatore). Il veicolo è equipaggiato anche con un sistema di recupero d’energia, attivabile in caso di frenata e utilizzabile contemporaneamente all’impianto di riscaldamento o dell’aria condizionata.
Tra le proposte “full electric” figura pure la serie EVO di Agri Eve, marchio italiano con sede a Rovereto. Si tratta di veicoli a trazione integrale, con batteria fino a 50 kWh e un motore con potenza di 50 kW, progettati per l’utilizzo in specifici contesti, come vigneti, frutteti e serre. L’autonomia arriva a 8 ore con un singolo rabbocco di energia elettrica, ma si può incrementare con l’opzione “battery swap”, ovvero la sostituzione di una batteria scarica con una completamente carica. Il rifornimento può durare da 10 ore (a 3 kW) a 2 ore (a 22 kW) e, attraverso la modalità SMART DC (a 50 kW), richiede intorno a sessanta minuti. I veicoli possiedono le funzioni di guida autonoma e controllo remoto, consentendo di aumentare l’efficienza produttiva e di ridurre lo sforzo fisico della manodopera.
Più compatta è la macchina agricola CaRINO, prodotta dall’azienda toscana Del Morino. Si caratterizza per la versatilità, dal momento che può essere adoperata come tagliaerba e trinciatrice, ma anche in altri ruoli (tra cui spazzatrice, irroratore e sanificatore). Ha una potenza di 11 kW ed è dotata di due unità motrici. L’autonomia varia da 4 ore (per l’impiego lavorativo) a 20 ore (nel caso di sola movimentazione), mentre per la ricarica servono da 2 a 6 ore. La ditta veneta Peruzzo ha invece creato Robofox Electra, un trinciaerba che monta tre motori: due da 1,5 kW e un terzo propulsore da 10 kW dedicato all’apparato di taglio. La batteria da 9,9 kWh permette un’autonomia di 2/3 ore e si può estrarre in pochi minuti per sostituirla con un accumulatore carico, aumentando la vita operativa del veicolo.
I robot
L’innovazione elettrica viene declinata anche attraverso i robot. Farmdroid è un mezzo agricolo a guida autonoma. Progettato in Danimarca, è capace di svolgere le operazioni di semina e diserbo in piccole e medie aziende per colture come barbabietola da zucchero, colza e foraggio, riducendo il rilascio di sostanze chimiche nei campi, ideale quindi per le imprese che si dedicano al biologico. Ha una batteria da 2,4 kWh che viene alimentata con l’energia prodotta da un pannello solare da 1 kW. In questo modo, Farmdroid può lavorare continuativamente su estensioni fino a 20 ettari. Una qualità particolarmente apprezzata, come ha confermato Giovanni Campagna, responsabile agronomico di Coprob (Cooperativa Produttori Bieticoli), durante la fiera veronese, spiegando che “la macchina può restare in campo senza la necessità di essere spostata per effettuare il rifornimento”. Oltre a potersi muovere in modo indipendente, il robot danese sfrutta la tecnologia GPS per determinare la posizione di ogni singolo seme interrato.
Sul medesimo fronte è impegnato anche il Politecnico di Torino con Agri.Q, prototipo di robot alimentato dall’energia solare e a guida autonoma, destinato ai vigneti. Concepito per l’agricoltura di precisione, si occupa della raccolta, analisi e gestione dei dati del campo in cui è collocato, con l’intento di utilizzare in modo efficiente le risorse, dall’acqua ai trattamenti fitosanitari, generando pertanto una migliore resa agricola ed economica. Il rover può inoltre operare come stazione mobile per i droni, i quali possono atterrare e decollare dai pannelli fotovoltaici di cui è dotato e aiutare il robot ad effettuare un monitoraggio ancora più preciso, con rilevamenti puntuali e da remoto, ideale soprattutto su terreni sconnessi. L’autonomia prevista è di 6/7 ore (senza il supporto dei pannelli solari). In più Agri.Q, oltre all’analisi dei dati, può effettuare prelievi di campioni oppure operazioni sulla vigna mediante un braccio meccanico.
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www.wired.it
2022-03-26 18:00:00