IL Campania Blues festival per la serata speciale 2021 si trasferì nel magnifico anfiteatro in pietra in mezzo agli ulivi della “Tenuta dei Normanni” a Salerno .
Andrea Scanzi giornalista, scrittore, storyteller, saggista nonché autore e attore teatrale, affiancato dal cantante canadese Bocephus King con la sua band nella quale spicca Alex “Kid” Gariazzo chitarra solista del mitico Fabio Treves. Presentano lo spettacolo “Soundtrack of my life”. Una serata davvero speciale in cui Scanzi raccontò storie e aneddoti legati alle sue grandi passioni, il blues, Dr. John, i Pink Floyd, i Rolling Stones, Led Zeppelin, Neil Young, Bob Dylan, Eric Clapton, Prince, Bruce Springsteen, Ivan Graziani, ed appunto Fabrizio De André.
Una serata splendida unica data al Sud d’Italia con un pubblico molto numeroso e appassionato una sera di grande musica, grande narrazione e grandi risate.
La colonna sonora è curata ed interpretata da Bocephus King che ripercorre brani che hanno appassionato e influenzato intere generazioni. Special guest della serata la magnifica voce della cantautrice salernitana Alfina Scorza
La formazione
Andrea Scanzi – voce narrante
Bocephus King – voce e chitarre
Alfina Scorza – Special guest – backing vocal
Alex Kid Gariazzo – voce e chitarre
Angie – basso
Max Malavasi – batteria
Crêuza de mä entra nella testa di Fabrizio De André sul finire degli anni Sessanta, immaginando un un viaggio sonoro sulle sponde del Mediterraneo; per molto tempo resta solo un sogno fino all’incontro – fondamentale – con Mauro Pagani sul finire degli anni Settanta – anche se i due si erano inizialmente conosciuti nel 1970 durante le registrazioni de La buona novella: mentre il genovese curava gli arrangiamenti de L’indiano poi uscito nel 1981, Pagani stava lavorando alla colonna sonora di un musical con la regia di Gabriele Salvatores dal titolo Sogno di una notte d’estate. Pagani voleva esplorare il suono del bacino mediterraneo dopo esser rimasto affascinato dalle atmosfere greche conosciute grazie all’amico Demetrio Stratos e dopo essersi avvicinato al mondo turco, arabo e andaluso ricercando strumenti poco noti e registrazioni.
Una volta individuati gli strumenti etnici che, in quella che qualcuno ha voluto chiamare una piccola Odissea, volevano ricondurci all’atmosfera del bacino del Mediterraneo, dal Bosforo a Gibilterra, era necessario adattare, ai suoni che tali strumenti riproducevano, una lingua che ci scivolasse sopra, che evocasse attraverso fonemi cantati (indipendentemente quindi dalla loro immediata comprensibilità) le stesse atmosfere che gli strumenti evocavano. A noi la lingua più adatta è sembrata fosse il genovese, con i suoi dittonghi, i suoi iati, la sua ricchezza di sostantivi ed aggettivi tronchi che li puoi accorciare o allungare quasi come il grido di un gabbiano
sorta di lingua mediterranea, di una Genova sorella dell’Islam. Quello utilizzato per Crêuza de mä è un dialetto stretto, senza sconti, di ardua traduzione, una scelta coraggiosa che rinuncia al senso della parola, alla comprensibilità immediata e pervasiva, una delle armi più determinanti e affilate a disposizione di un cantautore. Al tempo stesso realizziamo di essere di fronte a un scudo di fulminea portata internazionale proprio grazie alla sua dimensione local/global, che lo fece arrivare diventare secondo David Byrne uno dei dischi più importanti del decennio.
00:00:00 – Andrea Scanzi monologo De Andrè
00:09:22 – Bocephus King : “Crêuza de mä”
CRÊUZA DE MÄ
Shadows of these faces, faces of the sea
Wherever do you come from, where soon will you be?
In a land where the moon dances all the night naked
And with a knife sharp and sacred, brings us all to our knees
Riding the mule now only God is left
The devil is in heaven where he’s built a nest
We leave the sea for Andrea’s where we’ll dry out our bones
Near the fountain in the stone house that is Andrea’s home
Wayundye
In Andrea’s kitchen, who will we know?
A sailor from a voyage many years ago?
And at the people of Lugano the pickpocket grins,
he thinks the best part of the sea bass is the tail and the fin
And girls from good families, they smell like coffee and spring…
Without fear of disease, you can hear them all sing
Wayundye
What should we give to these starving souls?
To fill their glasses and to fill their bowls?
A plate of fried fish and Portofino wine…
And maybe lamb’s brain cooked in that very same wine
Lasagne from the kitchen, about four layers deep…
Roof rabbit cooked in sauce: both sour and sweet
Wayundye
Now in the drunken boat we’ll navigate the rocks,
Nails in our eyes and we don’t use the clocks
Harvest the morning when it’s good and time
And down these crooked narrow stairs we wind
You know, this old rotten rope can guide you and me,
we can follow it down this path to the sea
This old rotten rope, with its wind-blown scars,
we can follow it down this Crêuzä de Ma
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