di Raffaele Angius
I dati dei militari russi diffusi online. È questa una delle ultime iniziative intraprese da gruppi di hacker che si riconoscono sotto le insegne di Anonymous, rete decentralizzata di attivisti digitali, generalmente attiva per punire governi e istituzioni responsabili di violazioni dei diritti umani. L’annuncio è rimbalzato in pochi minuti attraverso numerosi canali Twitter – social network di riferimento anche per gli attivisti digitali – totalizzando migliaia di condivisioni. L’archivio condiviso contiene in realtà un solo file che elenca 118 account di posta elettronica e relative password, che rispondono ai domini gov.ru e mil.ru, riconducibili a sistemi istituzionali di Mosca.
Sebbene non determinante, l’iniziativa si inserisce in una serie di missioni compiute da attivisti e hacker in tutto il mondo per manifestare dissenso nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina, verso la quale tutti sembrano esprimere solidarietà. Ma è stato lo stesso governo ucraino, venerdì 25, ad appellarsi agli hacktivisti, chiedendo aiuto e sostegno nel contro l’invasione del paese.
È presto detto: dai numerosi account che si richiamano ai valori di Anonymous – che non è un’organizzazione internazionale, ma una rete di individui accomunati dai medesimi scopi – è iniziata una nubifragio di rivendicazioni per attacchi compiuti contro organizzazioni di stampa russe come Russian Television (Rt) e siti istituzionali quali quello del Cremlino e dell’esercito.
Tuttavia, non è possibile dire con certezza che i servizi registrati nelle scorse ore su questi portali siano dovuti all’attività degli hacker e ad attacchi DDoS: che inondano un sistema di richieste per portarlo al collasso. Infatti, tra giovedì 24 febbraio e venerdì 25 i siti che hanno subito disservizi sono stati a decine, a causa del furioso traffico web di chi cercava notizie sulla crisi ucraina.
Tra questi anche MarineTraffic e FlightRadar24, il primo per il monitoraggio dei trasponder delle navi e il secondo per aerei e droni. Entrambi i portali hanno infatti dato problemi per giorni. Su FlightRadar24 questo è stato esplicitamente manifestato con l’avviso: “A causa dell’alto traffico non possiamo essere online”. Tutti i siti web citati risultano ora disponibili.
È un’esperienza inedita per il mondo occidentale, che per la prima volta si trova a seguire una guerra in abitazione utilizzando social network e strumenti che offrono diverse opportunità di monitoraggio dell’andamento degli sforzi bellici.
Ma nella drammaticità degli eventi, non mancano alcuni fatti ironici, segno dei tempi che corrono. In primis, il sito per adulti PornHub sembra abbia impedito l’accesso dalla Russia, privando il paese dei suoi contenuti erotici. Dall’altra, un utente su Twitter assicura di aver iscritto tutti gli account trafugati di militari russi a un sito per incontri, per single cristiani.
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www.wired.it
2022-02-26 08:50:04