Qui inizia la seconda delle tre parti, alimentata da altri personaggi. Questa cosa del matrimonio viene scoperta, e una serie di gorilla (che non sono dei veri gorilla), comandati da un prete ortodosso locale che tutto sembra tranne un prete, incaricati di presidiare d’gusto il ragazzino per conto della famiglia di lui, vogliono far annullare tutto. Siccome Vanya è scomparso, viaggiano insieme ad Anora (che è ingestibile, violenta e protettiva del suo scontro), per tutta New York, giorno e notte, per trovarlo. Se la prima parte sembra una versione sessualmente spregiudicata di Pretty Woman, qui siamo nel territorio della commedia rapida e velocissima di Billy Wilder, tutta energia e dialogo, con un fare aggressivo e selvaggio e una bocca larga da white trash americano.
Anora è un film prima di tutto divertente, che fa il lavoro della commedia alla perfezione: ossia far ridere non tanto con le battute, ma coinvolgendo lo spettatore in situazioni da cui emergono il paradosso, l’assurdità o l’incastro divertente, e lo fa in particolare con il ritmo dato dalla recitazione. Tutta la seconda parte, in cui viene data la caccia a Vanya in lungo e in largo, è animata da Karren Karagullan, ossia Toros, il tuttofare preoccupatissimo per quello che gli succederà se non troverà il figlio dei suoi datori di lavoro. E come già Baker aveva fatto con Los Angeles in Tangerine, crea un’odissea per la città (stavolta New York), bellissima, esplorandola nelle aree meno filmate, attraversandola a piedi e in macchina, d’inverno, con il freddo. Questo è un film che New York se la gode proprio.
Tutto fino al grande terzo atto, in cui Anora cambia di nuovo. Accade qualcosa che non riveliamo, ma in modo molto organico gli eventi fanno sì che il protagonista cambi di nuovo, diventando qualcuno che nessuno poteva sospettare. È un colpo di scrittura magistrale, che raramente si vede: se la prima parte è una commedia sofisticata, la seconda un film comico dal gran ritmo, la terza si schiude in un film tenerissimo, onestamente sentimentale. Era impossibile arrivarci con una tale sincerità senza tutto quello che è venuto prima, e si ha la sensazione che tutta la parte divertente sia stata una perfetta costruzione che serviva a portare a questo punto. E ancora una volta tutto avviene attraverso la recitazione.
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di Gabriele Niola www.wired.it 2024-11-06 16:52:00 ,