Antikythera, cosa sappiamo davvero del meccanismo al quale si è ispirato l’ultimo film di Indiana Jones

Antikythera, cosa sappiamo davvero del meccanismo al quale si è ispirato l’ultimo film di Indiana Jones


Nel 1900 un gruppo di pescatori di spugne greci trovò rifugio da un temporale sulla piccola isola di Antikythera: di certo non immaginavano in cosa stavano per imbattersi e quanta risonanza avrebbe avuto la loro scoperta, nel mondo scientifico e nell’immaginario. Sotto le acque ritrovarono il relitto di una nave romana naufragata quasi due millenni prima, verosimilmente all’epoca di Giulio Cesare, e a bordo un carico ricercato, fatto di statue e oggetti d’arte. Ma soprattutto la nave trasportava un manufatto che ha tuttora dell’incredibile: un calcolatore meccanico, il primo conosciuto. In realtà lo strano congegno venne individuato soltanto due anni dopo, quando l’archeologo Valerios Stais esaminando i reperti si accorse della presenza di un meccanismo mimetizzato dalle incrostazioni e di altri numerosi frammenti metallici. In pratica uno sconosciuto marchingegno fatto di ruote dentate e iscrizioni, simile a un complicato orologio. Da allora la macchina di Antikythera è stata al centro di tantissime ipotesi per spiegare a cosa servisse e come funzionasse, e ovviamente non manca chi si è lasciato prendere la mano dalla fantasia.

Un calcolatore di 2000 anni fa

I pescatori che ritrovarono il relitto della nave non pensavano che la loro scoperta darebbe stata al centro di un film visto da milioni di persone. Ma ugualmente certo è che il meccanismo non serviva a compiere salti nel tempo. Gli archeologi si ritrovarono davanti a un puzzle composto da 82 frammenti, tra cui ingranaggi, sottili rotelle di rame, spesse pochi millimetri, scritte. Insomma, un congegno di precisione. Un planetario? Un astrolabio? Un computer? Qualcosa di proveniente da un’altra epoca, troppo complesso per essere datato al primo secolo avanti Cristo? Tante domande, e le risposte arrivarono poche per volta. Decisamente piccola (circa 15 per 30 centimetri), la macchina fu “decifrata” in prima battuta dal professor Derek J. de Solla Price negli anni Settanta: fu lui il primo a notare le corrispondenze tra il meccanismo di Antikythera e il planetario di Archimede, attribuendone quindi la paternità al matematico siracusano. Grazie alle scansioni ai raggi X si potè poi stabilire l’esatto numero di frammenti, e la loro posizione, creando connessioni tra ruote e dentelli e comprendendo come essi mostrassero il moto di sole, luna e pianeti nei diversi giorni dell’anno. Ovviamente gli studi di Price furono perfezionati (e in parte confutati) negli anni successivi, ma la dinamica di fondo era ormai chiara. L’uso di scansioni sempre più precise ha portato a individuare un meccanismo in grado di prevedere le eclissi di luna, e di un piccolo quadrante per la datazione dei giochi olimpici. Le scritte incise sullo strumento riportano, tra l’altro, i nomi dei mesi in dialetto siracusano: e a Siracusa la macchina è stata probabilmente costruita, proprio come sostenuto nel film di Indiana Jones.

Conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Atene, il meccanismo aveva un notevole livello di precisione, ed era dotato di un differenziale per sincronizzarne i movimenti; inoltre era verosimilmente azionato da una manovella, anche se non manca chi ha azzardato teorie anche troppo fantasiose per assicurare un movimento costante e regolare alla macchina. Del resto il manufatto è da sempre tra i cavalli di battaglia degli appassionati di archeologia misteriosa: uno strumento capace di calcolare eclissi, movimento di sole e luna, mesi siderali, datazione delle olimpiadi è considerato un manufatto “fuori dal tempo”, che non appartiene cioè alla sua epoca; qualcosa di degno, appunto, di Indiana Jones.

Una tecnologia al passo con i tempi

In realtà si tende a sottovalutare la conoscenza tecnica e scientifica del mondo classico. È un errore comune, che porta a immaginare Greci e Romani come saggi, letterati, poeti e filosofi, ma poco ferrati quando si parla di scienze. È frequente pensare che il mondo ellenico immaginasse la terra piatta centro dell’universo: gli eruditi greci erano in realtà ben consapevoli dell’ordine astronomico, della forma dei pianeti e del loro moto. Pitagora sosteneva la sfericità della terra ed Eratostene ne aveva calcolato la circonferenza con sorprendente precisione. L’azione della luna sulle maree era nota, così come la precessione degli equinozi, già peraltro conosciuta dalle culture mesopotamiche. La teoria eliocentrica era già stata formulata da diversi autori tre secoli prima della nascita di Cristo, su tutti Aristarco di Samo, anche se le osservazioni si limitavano ai pianeti visibili a occhio nudo: cinque, quelli presenti nel meccanismo di Antikythera, a conferma della datazione, che lo vorrebbe azionato per la prima volta nel dicembre del 178 a.C.

Non basta: i Greci erano anche inventori, non solo di strumenti tecnici di valore storico, basti pensare allo specchio ustore e alla leva di Archimede, ma anche di meccanismi complessi. Le macchine, da quelle usate nel teatro per il cambio delle scene e la realizzazione di “effetti speciali” a quelle impiegate nella produzione e nelle costruzioni, fino alle macchine da guerra, si basavano sulla «rotazione dei cerchi, secondo il modo che i Greci chiamano movimento circolare»: così scrive Vitruvio nel De Architectura, riprendendo gli scritti di autori alessandrini. E le testimonianze raccontano di planetari che riproducevano il moto dei pianeti, di macchine a vapore capaci di aprire le porte, perfino di uno strabiliante teatro di marionette che si muovevano da sole, a rappresentare le storie del mito.

La differenza è che il meccanismo di Antikythera è giunto a noi quasi intatto: le parti mancanti sono state ricostruite, dando vita a una serie di copie funzionanti. Ma gli studiosi non hanno finito di interrogarsi sul meccanismo: il suo utilizzo rimane oggetto di dibattito. Sicuramente niente di magico, però: si trattava probabilmente di un macchinario usato a scopo didattico e dimostrativo. La magia rimane nella capacità della mente umana di superare le superstizioni e di portare attraverso secoli di oscurantismo la conoscenza: e questo è un vero viaggio nel tempo.



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di Daniela Guaiti www.wired.it 2023-07-19 07:54:48 ,

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